Martedì 7 Maggio 2024

Manovra, cosa è vero e cosa è falso. Domande e risposte

Pensioni, lavoro, tasse e tagli: il fact checking sulla legge di Bilancio. Punti oscuri su risorse, aumento dell’Iva e dettagli sulle misure bandiera

Lavoro

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Roma, 23 dicembre 2018 - Dalle pensioni al lavoro alle tasse ai tagli: ecco cosa è vero e cosa è falso sulla manovra economica attraverso 16 domande e risposte sui temi chiave. Un vero e proprio fact checking sulla legge di Bilancio.

Manovra, la novità: pace fiscale in tre aliquote. Come funziona

CAPITOLO PENSIONI

1) La Legge Fornero è stata abolita?

No, il governo non ha ottenuto l’abolizione della riforma Fornero, che rimane sostanzialmente intatta. Il solo cambiamento che si profila è l’introduzione di quota 100,  e dunque della possibilità di andare in pensione con minimo 38 anni di contributi e 62 anni di età. Ma questo con una serie di paletti, come il divieto di cumulo con altri redditi e le finestre trimestrali per i privati o addirittura di nove mesi per i pubblici. 

2) Scure sugli assegni d'oro?

Luigi Di Maio ha ottenuto il taglio delle pensioni d’oro (sopra i 100mila euro lordi l’anno). La sforbiciata, però, non avviene secondo lo schema del ricalcolo degli assegni, ma con l’introduzione di un contributo di solidarietà: 15% sopra i 100mila euro lordi annui (circa 5mila euro mensili al lordo); 25% sopra i 130mila euro; 30% dai 200mila euro; 35% dai 350mila euro; 40% oltre i 500mila euro. Il taglio riguarderà circa 24-26mila pensionati e sarà applicato per 5 anni.

3) Le 'minime' cresceranno?

I grillini hanno proposto l’introduzione delle pensioni di cittadinanza: in sostanza, la previsione di una soglia minima, pari a 780 euro mensili, al di sotto della quale non vi può essere nessuna prestazione previdenziale. I dettagli dell’operazione, però, sono tutti da definire con il decreto che a inizi gennaio fisserà anche le regole per il reddito  di cittadinanza. E si vedrà se è richiesto un determinato indice Isee per ottenere l’incremento dell’assegno. 

4) Sto alla rivalutazione per tutti?

No, il raffreddamento della rivalutazione delle pensioni (rispetto all’inflazione) tocca le pensioni sopra i 1.521 euro lordi mensili. Previste sei fasce di tagli: 97% di adeguamento per gli assegni tra 1.522 e 2.029 euro, del 77% fino a 2.537 euro, del 52% fino a 3.042 euro, del 47% fino a 4059 euro, del 45% fino a 4.566 euro (nove volte il minimo) e del 40% o per quelli d’importo superiore. A 2mila euro lordi di pensione si perdono circa 10 euro mensili, a 3mila 15 euro e via a salire. 

CAPITOLO LAVORO

1) Tagli al reddito di cittadinanza?

Il fondo per il reddito di cittadinanza è stato tagliato di 2 miliardi di euro, passando da nove a sette miliardi circa. Il governo, però, sostiene che la riduzione non comporterà variazioni nella platea dei beneficiari né nell’importo del sussidio. Ma questo potrà essere accertato solo quando saranno note le regole e i criteri per ottenere il reddito, che, comunque sia, a detta di Di Maio, partirà a marzo. Si attende il decreto di attuazione agli inizi di gennaio. 

2) Centri per l'impiego, si cambia?

La riforma dei centri per l’impiego, connessa all’introduzione del reddito di cittadinanza, è prevista ma si tratterà di attendere il varo del decreto di attuazione a inizi gennaio. Tanto più che la riforma dovrà essere concordata e gestita dalle regioni: in ballo un miliardo di euro per il 2019, con la possibilità di realizzare 4mila assunzioni di nuovi addetti che però si stima non potranno entrare in servizio prima di un anno o due. 

3) Statali, le assunzioni slittano?

Gli enti pubblici non economici, le università, i ministeri (compresa la presidenza del Consiglio) non potranno effettuare assunzioni a tempo indeterminato fino a novembre del 2019. Il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, però, sostiene che non cambierà l’obiettivo di realizzare un turn over del 100 per cento,  a differenza che nel passato. Salvo che l’operazione di fatto si svilupperà tutta tra la fine dell’anno prossimo e il 2020. 

4) Neoassunti, ci sono bonus?

La manovra contiene i fondi per la proroga al 2019, stabilita dal dl Dignità, dei bonus per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino a 34 anni compiuti: in pratica lo sgravio contributivo del 50%. Per sostenere le assunzioni, inoltre, sono previsti anche uno sgravio di circa il 30% per un totale di un miliardo in due anni del costo dell’assicurazione Inail pagata dalle imprese sui dipendenti. Come anche il taglio dell’Ires dal 24 al 15% per le assunzioni stabili.

CAPITOLO TASSE

1) La flat tax è stata ridimensionata? 

SÌ, rispetto alla versione iniziale sono stati inseriti alcuni ‘paletti’ che ne hanno delimitato la platea. Ad esempio, non usufruiranno degli sconti i professionisti che hanno partecipazioni dirette o indirette in altre società. La limitazione riguarda solo le partite Iva con un reddito compreso fra i 65mila e i 100mila euro all’anno e per le quali scatterà un’aliquota del 20%. Per le imprese che si attestano al di sotto dei 65mila euro la flat tax sarà pari al 15%.

2) Imprese: vantaggi e svantaggi?

Le imprese più grandi, impegnate in piani di ristrutturazione o riammodernamento, sicuramente pagheranno qualcosa in più rispetto a oggi. Alcuni incentivi, come quelli relativi all’iper ammortamento o super ammortamento per gli investimenti in linea con il modello ‘industria 4.0’ sono stati ridotti. Meno danni, invece, per le piccole e piccolissime imprese e per le partite Iva, che potrebbero usufruire del primo modulo della flat tax.

3) Aumento dell'Iva, vero o falso?

L’aumento non è scontato, ma rischia di essere molto probabile. L’aumento dell’Iva è stato chiesto dall’Ue come una sorta di ‘polizza’ nel caso in cui i conti pubblici dovessero deragliare. Per evitare l’incremento dell’imposta, il governo dovrà raccogliere 23 miliardi nel 2020 e 28 nel 2021. Anche nel 2019 era prevista una clausola di salvaguardia che prevedeva l’aumento dell’Iva. Per disinnescarla la manovra ha stanziato 12 miliardi di euro.

4) L'ecotassa è solo per le supercar?

No. La nuova imposta sulle auto più inquinanti non sarà applicata solo sui Suv o sulle supercar. Non colpisce, infatti, dimensioni o cilindrate, ma considera solo quanto C02 liberano nell’ambiente per ogni chilometro percorso. Non a caso, l’ecotassa colpisce anche i veicoli commerciali. Via all’imposta il primo marzo 2019 fino al 31 dicembre 2021. Servirà a coprire gli incentivi (fino a 6mila euro) per l’acquisto di veicoli elettrici o ibridi.

CAPITOLO TAGLI

1) Gli investimenti saranno ridotti?

SÌ, come certificato sabato all’Ufficio parlamentare di Bilancio. In particolare, rispetto alla dote di 9,4 miliardi prevista in un primo momento, la quota si è ridotta a 3,6 miliardi, con un calo di oltre 5 miliardi di euro. È anche vero però, come fa notare Palazzo Chigi, che nella manovra è previsto un piano contro il dissesto idrogeologico e per mettere in sicurezza il territorio dai terremoti e per adeguare gli istituti scolastici che, in tre anni, vale circa 5 miliardi. 

2) Chi toccherà la spending review?

Nella manovra è stato confermato il piano per la dismissione degli immobili di proprietà dello Stato. Un ingente patrimonio dal quale il governo vorrebbe incassare circa 1,8 miliardi già nel 2019. Obiettivo mai raggiunto in passato. Confermata anche la spending review dei ministeri: ma i tagli lineari inseriti nelle tabelle di bilancio (pari a circa 2 miliardi) scatteranno solo se il governo non raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica per il 2019.

3) Femminicidi, orfani senza soldi?

Il fondo c’è e la dotazione complessiva, che era pari a 2,6 milioni di euro, viene incrementata di 5 milioni. Di questi, 2 sono destinati a finanziare borse di studio e attività di sostegno in favore degli orfani per crimini domestici e 3 per dare un aiuto economico alle famiglie affidatarie dei ragazzi. Lo stanziamento, comunque, è largamente inferiore ai 12 milioni di euro che erano stati previsti nelle prime versione della manovra economica del governo.

4) Editoria, il M5s ha ottenuto i tagli?

SÌ. È prevista una graduale eliminazione dei contributi concessi dal governo a una ristretta lista di società editoriali. Gli attuali contributi diretti alle società editrici nel 2019 saranno ridotti del 20% della differenza fra l’importo spettante e la soglia di 500mila euro, del 50% nel 2020 e del 75% nel 2021 per poi essere cancellati nel 2022. Sarà poi varata una riforma che terrà conto "delle nuove modalità di fruizione dell’informazione da parte dei cittadini". 

A cura di CLAUDIA MARIN e ANTONIO TROISE

 

 

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