Giovedì 16 Maggio 2024
FRANCA FERRI
Economia

L’Italia dei mestieri fuori moda: persi 325mila artigiani in 10 anni

Calano sarti, fabbri e i falegnami, crescono solo i settori benessere e informatica. Boom di chiusure in Lombardia. I dati della Cgia di Mestre (Venezia). Il Veneto perde oltre 37.500 addetti: cosa succede a Verona e Rovigo

L’Italia dei mestieri fuori moda. Persi 325mila artigiani in 10 anni

L’Italia dei mestieri fuori moda. Persi 325mila artigiani in 10 anni

Roma, 27 agosto 2023 – Fortunato chi trova un calzolaio, un sarto, un fabbro, un tappezziere o un negozio per piccole riparazioni. Non è solo l’esperienza empirica quotidiana a dirlo, ma i dati Inps elaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre: in dieci anni in Italia gli artigiani sono calati del 17,4%, quasi 325mila unità in meno rispetto al 2012. In totale, a fine 2022, Lo scorso anno, secondo l’Inps, si contavano 1.542.299 artigiani.

Il grande calo ha molte motivazioni: pochi i giovani che si avviano a queste professioni, e il mancato ricambio generazionale si traduce in forte aumento dell’età media. Poi ci sono il boom del costo degli affitti e delle tasse, la concorrenza della grande distribuzione e dell’e-commerce, e le nuovi abitudini di acquisto, più orientate al consumo di prodotti fatti in serie e ’usa e getta’ e consegnati a domicilio. Così, molti artigiani chiudono e cercano una ricollocazione da dipendenti, in attesa della pensione: meno preoccupazioni e più sicurezze. Sono sempre meno le botteghe artigiane che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri. Attività, nella stragrande maggioranza dei casi, a conduzione familiare.

Va detto però che ci sono alcuni settori artigiani in grande espansione, legati sopratutto al benessere e all’informatica: aumentano parrucchieri, estetisti, tatuatori. In decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.

A livello territoriale, negli ultimi dieci le province che hanno perso più artigiani (in percentuale sono state Vercelli e Teramo (entrambe -27,2%), Lucca con il -27%, Rovigo con il -26,3% e Massa-Carrara con il -25,3%. Flessioni più contenute a Trieste con -3,2%, Napoli (-2,7%) e Bolzano (-2,3%). In termini assoluti le ’perdite’ più consistenti sono sono state Bergamo con -8.441, Brescia (-8.735), Verona (-8.891), Roma (-8.988), Milano (-15.991) e, in particolar modo, Torino con -18.075 artigiani. Guardando alle regioni, le regioni, le flessioni più marcate (in percentuali) hanno interessato il Piemonte con il -21,4%, le Marche con il -21,6% e l’Abruzzo con il -24,3%. In valore assoluto, chi ha perso di più sono state l’Emilia Romagna (-37.172), il Veneto (-37.507), il Piemonte (-38.150) e, soprattutto, la Lombardia (-60.412 unità).

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