Giovedì 25 Aprile 2024

Cosa c’è dietro le ‘grandi dimissioni’

Franco

Amicucci *

I n questi ultimi mesi si è aperto un forte dibattito sul fenomeno del Great Resignation (grandi dimissioni). Le agenzie di stampa hanno rilanciato numeri come: "Oltre un milione di dimissioni nei primi 6 mesi del 2022", oppure: "Sono 1,66 milioni le dimissioni registrate nel nostro Paese nei primi nove mesi del 2022", generando un’immagine di fuga dal lavoro come mai nella storia. Al tempo stesso sono emersi dati opposti. Ad esempio, recentemente, l’Istat ci ha comunicato che: "A dicembre 2022, rispetto al mese precedente, aumentano i lavoratori (+37mila), rimangono sostanzialmente stabili i disoccupati (+2mila) e scendono invece gli inattivi (+54mila), vale a dire coloro che un lavoro non lo hanno e non lo cercano. Tendenze che certificano un mercato del lavoro in ripresa dopo la pandemia". Di questi giorni la notizia del record storico di occupati in Italia, raggiunto a gennaio 2023. Il fenomeno al quale stiamo assistendo non è allora rappresentato dalle ‘grandi dimissioni’, ma da un nuovo dinamismo del mercato del lavoro, perché se abbiamo contemporaneamente dimissioni di 1,66 milioni di lavoratori e al tempo stesso un aumento dell’occupazione, significa che c’è stato uno spostamento, con saldo positivo verso le assunzioni.

I fattori che motivano a lasciare un lavoro per sceglierne un altro sono molteplici. Tra i fondamentali rimangono quelli della retribuzione, di un lavoro volto alla crescita personale e di arricchimento professionale e di uno status professionale legato spesso al brand e al territorio. Infine, la differenza tra un’impresa e l’altra è spesso legata al clima aziendale, alle relazioni umane, alle relazioni con il capo e con il gruppo. Le persone sono propense a scegliere ambienti gratificanti e arricchenti nelle relazioni umane, e il passaparola è ancora uno strumento potente per descrivere il clima delle organizzazioni. Queste sono variabili che cambiano per fasce d’età, per famiglie professionali, per territori. Il fattore economico rimane sempre importante, ma non è più l’unica o la più importante variabile nella scelta, così come la stabilità del posto, da sempre fattore di attrazione del lavoro pubblico, ha perso peso, e lo stiamo vedendo con alcuni concorsi pubblici che non attraggono più come una volta.

Il fenomeno nuovo che sta emergendo è quello della ricerca di un lavoro in organizzazioni che sappiano generare valore per la persona e per la società, con modelli imprenditoriali e di leadership che sappiano valorizzare e responsabilizzare i collaboratori, che sappiano creare ambienti di lavoro motivanti, dove i tempi del lavoro sono bilanciati con i tempi della vita. Aziende con queste caratteristiche sono sempre di più, e sono quelle che hanno maggiore facilità di attrarre e mantenere talenti. Un nuovo tessuto imprenditoriale sta emergendo ed è un segno di speranza.

* Presidente di Skilla

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