Giovedì 25 Aprile 2024

Finito il tempo dei tassi zero Tornano di moda i bond

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UN ANNO ORRIBILE per i mercati finanziari con perdite che hanno riportato la memoria alla grande crisi finanziaria del 2008. E se, dall’Europa a Wall Street fino ai mercati emergenti, a causa del mix di corsa dell’inflazione, caro-energia, chiusure per lockdown della Cina e rialzo dei tassi decisi da Fed e Bce (nella foto a destra la presidente Christine Lagarde), senza purtroppo dimenticare il fattore guerra in Ucraina, l’azionario ha registrato perdite a due cifre ancora peggio è andato l’obbligazionario. Con significative minusvalenze in chi aveva in portafoglio bond e titoli governativi i cui prezzi, in base alle scadenze, sono crollati di fronte all’aumento dei rendimenti delle nuove emissioni prodotto dalla stretta monetaria delle banche centrali. Il crollo degli indici obbligazionari nel 2022, spiega Mauro Valle (foto a sinistra), responsabile investimenti obbligazionari di Generali Investments Partners, è stato eccezionale con un calo del Global Aggregate circa 4 volte superiore a quelli generalmente osservati negli ultimi due decenni. Lo shock inflazionistico e il repricing delle banche centrali sono stati violenti. Con un rialzo dei tassi di riferimento che dall’americana Federal Reserve hanno interessato la Bce e quindi l’Europa e l’Italia. Ma, aggiunge Valle, entrambe le banche centrali hanno preannunciato che la stretta monetaria proseguirà anche nel 2023 con tassi che negli Stati Uniti, in base all’atterraggio più o meno soft della prevista recessione, potrebbero arrivare oltre il 5% e andare oltre il 3% in Europa.

La persistenza dell’inflazione, che resterà elevata anche quest’anno e la resistenza economica iniziale – confermata dai dati americani che fino a fine 2022 hanno comunque mostrato una crescita del Pil superiore alle attese e segnali contenuti di rallentamento dell’occupazione – in qualche modo confermano come nei prossimi mesi proseguirà il rialzo dei tassi con evidenti riflessi sia sui mercati azionari sia sull’obbligazionario. Dopo un 2022 critico per la diversificazione dei portafogli, la correlazione tra obbligazioni e titoli dovrebbe diminuire quest’anno, quando i rendimenti reali a lungo termine si stabilizzeranno o si ridurranno.

Ma chi guarda ancora con timore all’investimento azionario, sebbene i ribassi dei listini potrebbero aprire a nuove opportunità, come deve muoversi sul fronte dei bond? Non c’è dubbio che dopo la stagione dei tassi zero o addirittura negativi, l’obbligazionario sia tornato attrattivo con rendimenti del Btp decennale, anche per l’aumento dello spread oltre quota 200 punti, che hanno superato il 4%. Non in grado di compensare il potere d’acquisto eroso da un’inflazione a doppia cifra, ma comunque ben diverso dai rendimenti offerti dai titoli governativi solo un anno fa. Per questo, aggiunge Valle, si può pensare, all’interno di una corretta diversificazione dei portafogli, a investire con gradualità, senza dimenticare delle aspettative di nuovi interventi al rialzo del costo del denaro delle banche centrali nei prossimi mesi, di investire una quota di risparmi nell’obbligazionario bilanciandolo con la liquidità e l’equity.

Investimenti che possono avvenire attraverso il risparmio gestito, in particolare in fondi a gestione attiva per sfruttare la volatilità. Ma anche acquistando direttamente i bond, compresi per scadenze sul breve-medio periodo, i Btp sapendo che l’inevitabile futura discesa della curva dei rendimenti produrrà anche una performance in conto capitale. La crescita degli spread e delle insolvenze deve invece portare a fare attenzione della scelta di investimenti negli High Yeld, mentre bisogna tenere conto del rischio cambio euro-dollaro per quanto riguarda i Treasury americani.