Apple sta scendendo a patti con Google per far integrare anche nei suoi iPhone uno strato di intelligenza artificiale, gettando le basi per un accordo che scuoterebbe in profondità il settore. La trattativa in corso fra i due arci-rivali è stata rivelata da Bloomberg, secondo cui le due società stanno negoziando per consentire ad Apple di avere in licenza Gemini, il set di modelli di intelligenza artificiale generativa di Google, per alimentare alcune nuove funzionalità in arrivo sul software iPhone. Apple ha di recente discusso anche con OpenAI, sostenuta da Microsoft, prendendo in considerazione l’utilizzo del suo modello. In caso dovesse davvero scattare la stretta di mano tra Apple e Google, sarebbe un salto di qualità nel rapporto che per anni ha visto Alphabet – la holding del motore di ricerca – versare alla società degli iPhone miliardi di dollari per avere l’onore di essere il motore di ricerca predefinito del browser.
È stato più di un indizio, negli ultimi mesi, sull’accelerata di Cupertino per sviluppare strumenti proprietari di AI generativa. Strumenti cosiddetti on-device, ovvero che processano i nostri dati – per darci delle risposte o semplificarci delle operazioni – direttamente sul dispositivo. Ora la possibilità di un utilizzo del Large Language Model Gemini cambia la prospettiva. Questa è un’intelligenza artificiale basata sul cloud, che può essere utilizzata per aiutare gli utenti a comporre testi e generare immagini. Proprio come i chatbot – ChatGpt, Copilot e la stessa Gemini – che stiamo iniziando a usare, ma in questo caso sarebbe direttamente integrata sull’iPhone.
Secondo le indiscrezioni, qualora andasse in porto, la partnership non verrebbe però annunciata alla Wwdc di giugno – la conferenza degli sviluppatori dove solitamente Apple racconta i suoi prossimi sistemi operativi – ma più avanti nell’anno. Google sfrutta già il suo modello di linguaggio sui suoi smartphone Pixel e ha anche concluso un accordo con Samsung, per integrarla sui suoi ultimi top di gamma, i Galaxy S24.
Conquistare l’iPhone darebbe a Mountain View una grossa spinta per diventare il più importante fornitore in licenza di intelligenze artificiali generative. Fondamentale per continuare a migliorare i suoi modelli – più le utilizziamo, più le AI imparano da noi – ma anche per superare il debutto “azzoppato” della sua Gemini. Questo nuovo modello di linguaggio è stato presentato a dicembre e ha tre versioni diverse. La prima, Gemini Ultra, è il modello con maggiori capacità ed è stato perfezionato per svolgere compiti particolarmente complessi. La seconda, Gemini Pro, è il modello migliore per la scalabilità e per la diversificazione di compiti che può andare a svolgere. Infini Gemini Nano, pensato soprattutto per i compiti on-device e dunque personalizzati sull’utente finale.
Gemini ha però dimostrato la sua natura eccessivamente “woke” creando distorsioni storiche, a volte con risultati che tendevano al grottesco (come i gerarchi nazisti “etnicamente corretti”). La generazione di immagini, infatti, è stata temporaneamente sospesa, in attesa di migliorare l’algoritmo.