Domenica 19 Maggio 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Consumi di frutta e verdura in ribasso nei primi 6 mesi del 2023

I prodotti confezionati vengono preferiti dal pubblico a quelli freschi

Ortofrutta più ’salata’  "Speculazione  sui prezzi dall’estero  dopo l’alluvione"

Ortofrutta più ’salata’ "Speculazione sui prezzi dall’estero dopo l’alluvione"

Non si arresta il calo dei consumi di prodotti ortofrutticoli nel nostro Paese: l’osservatorio di mercato di Cso Italy (Centro servizi ortofrutticoli, realtà che associa oltre 70 aziende italiane specializzate nella produzione e commercializzazione di ortofrutta) conferma, al termine del primo semestre 2023, il trend negativo già registrato in chiusura del primo trimestre e nei mesi successivi. L’indagine è stata elaborata sulla base dei dati rilevati dal panel GfK Italia e resa nota nei giorni scorsi. Da gennaio a giugno 2023 sono stati acquistati, per il solo consumo fresco, circa 2,56 milioni di tonnellate di prodotti, contro i 2,78 del 2022: un differenziale del -8% che equivale, in valori assoluti, a una perdita di 213mila tonnellate di consumi. Secondo il rapporto, la contrazione sarebbe dovuta principalmente ai rincari generalizzati: da inizio anno, infatti, le famiglie hanno visto un aumento costante dei prezzi, saliti mediamente del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò ha comportato, a fronte di una riduzione delle quantità, una certa costanza della spesa (+1%).

Meno frutta nei carrelli

È proprio la frutta a registrare il taglio di consumi più drastico: con circa 1,28 milioni di tonnellate acquistate, la diminuzione è del -10% rispetto allo scorso anno. Il calo registrato per gli ortaggi si ferma invece al -6%. I prezzi medi al dettaglio registrano variazioni positive simili: +9% la frutta, +10% la verdura. Secondo gli analisti di Cso Italy, la frutta sta attraversando un momento cruciale di contrazione: il primo semestre chiude con la maggioranza delle specie in calo sul 2022 e molto spesso con volumi inferiori a tutto il quinquennio recente.

Arance e mele restano le specie più acquistate

Le arance confermano la testa della classifica delle specie più acquistate in questo primo semestre, anche se gli importanti cali registrati (-14%), soprattutto nel corso dell’ultimo anno, hanno decisamente assottigliato il distacco con le seconde, le mele, che invece mantengono il volume del 2022. Contrazioni di consumo anche per banane (-5%), fragole (-5%), clementine (-24%) e limoni (-11%). Solo le pere, in questo semestre, segnano una variazione positiva (+22%) nel confronto sull’annata precedente, ma la positività dipende esclusivamente dalla maggiore disponibilità di prodotto rispetto all’anno scorso, contrassegnato da forti criticità nella produzione nazionale. La top ten della frutta chiude con altri tre segni negativi: meloni (-15%), kiwi (-2%) e, a dispetto del caldo anomalo di quest’autunno tardivo, angurie (-25%).

Tra gli ortaggi, male i pomodori e le insalate in busta, meglio finocchi e zucchine. Anche nell’ambito degli ortaggi la situazione non è semplice. Le patate, che sono la specie più importante con 247mila tonnellate, segnano un -2% sul primo semestre 2022. Anche i pomodori sono in calo (-4%), mentre le zucchine evidenziano una variazione positiva (+4%), dopo che il 2022 era stato il peggior anno di sempre. Le carote scendono (-6%), come le cipolle (-2%), mentre i finocchi sono in ripresa con il +14%. Prosegue la contrazione della cosiddetta ‘quarta gamma’ (quella delle insalate in busta e dei prodotti già lavati e trattati): le insalate scendono a 54 mila tonnellate (-2% sul 2022), così come le altre verdure miste elaborate, mentre le altre verdure della categoria scendono del 16%.

La distribuzione degli acquisti per canale commerciale

Lo scenario degli acquisti per canale commerciale evidenzia una diffusa contrazione: non vi è fonte di acquisto che riesca a superare le quantità veicolate nel primo semestre 2022. In termini percentuali, la grande distribuzione accresce comunque il proprio peso, accentrando il 78% dei volumi totali acquistati dalle famiglie italiane per il consumo domestico. I supermercati si posizionano sul 46% del totale acquistato, con un calo però sullo scorso anno del 4%; seguono i discount, al 21% del totale. In forte contrazione tutto il commercio al dettaglio tradizionale.

La distribuzione degli acquisti per aree geografiche

Nessuna area nazionale è esente dal crollo dei consumi. I cali più importanti si registrano nel Nord-ovest, con quasi 67 mila tonnellate in meno: le attuali 802 mila sono inferiori al 2022 dell’8%. Anche il centro e la Sardegna registrano il -8%, con un calo di 61 mila tonnellate. Il Nord-est ha perso nel semestre 48mila tonnellate; il sud e la Sicilia 36mila.

Sfuso contro confezionato

Nel contesto di calo generale, la frutta e verdura confezionata riesce a strappare un leggero segno positivo (+1%) in questo primo semestre. Con circa un milione di tonnellate l’ortofrutta a peso imposto pare riprendere il percorso in crescita che aveva abbandonato lo scorso anno. Sebbene si tratti ancora di un dato parziale per parlare di ripresa, la merce confezionata pare comunque avere una marcia in più rispetto a quella sfusa. Proprio la sfusa accentra le perdite del settore con un deciso -12%, sebbene mantenga ancora le quote di maggioranza sul totale (61%). Anno dopo anno, il confezionato continua a erodere volumi e quote di mercato allo sfuso, tant’è che, in soli cinque anni, ha assorbito 10 punti percentuale: oggi rappresenta il 39% del totale acquistato per il consumo fresco e domestico delle famiglie. Ciò nonostante il confezionato costi di più e generi maggiori quantità di rifiuti e imballaggi: nel semestre è stato mediamente acquistato a 83 centesimi di euro in più rispetto allo sfuso.

Il biologico

Per il secondo anno consecutivo, il biologico non riesce, nella prima metà dell’anno, a raggiungere i volumi da record del 2021 e precedenti. L’importante discesa della categoria segna, per il 2023, un parziale del -10%, a 140 mila tonnellate, e del -20% nel confronto con il picco del 2021, quando furono oltre 174mila le tonnellate di prodotto bio acquistate dalle famiglie italiane. Si registra un’incisiva crescita anche del prezzo medio (+8%), che, insieme alle dinamiche in volume, conduce comunque a un calo della spesa pari a -3%.

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