Roma, 21 ottobre 2019 - Le piccole e medie imprese rischiano in media di subire 122 controlli l’anno da parte di 19 soggetti pubblici differenti. È solo l’ultimo paradosso di quel mostro a molte teste che è la burocrazia italiana, che fa dannare milioni di imprenditori e lavoratori autonomi. E che, nelle versione della «mala-burocrazia», costa più di 31 miliardi di euro, come somma di risorse finanziarie, ore di lavoro e personale dedicati, tempo infinito perso. Con un «prezzo» medio per soggetto economico di circa 7mila euro l’anno.
A tirare fuori l’ultimo, aggiornato, conteggio sulla «controllite acuta» che perseguita le pmi di casa nostra sono i tecnici della Cgia di Mestre. Tra Inps, Inail, Ispettorato Nazionale del Lavoro, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Guardia di Finanza, Aziende/Unità sanitarie locali, Vigili del Fuoco, Camere di Commercio, Autorità garante della Privacy, Carabinieri forestali, Nas, Noe, Siae e via di seguito, ogni impresa può subire visite e accertamenti ogni tre giorni, festivi e domeniche incluse. Il risultato è che «con un coacervo di norme spesso incomprensibili e in parecchi casi in contraddizione fra loro – accusa Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi degli artigiani di Mestre – qualsiasi imprenditore, soprattutto se piccolo, corre il pericolo di non essere mai in regola. L’ipotesi di un controllo è vissuto dal titolare come un incubo che getterebbe nel panico chiunque».
L’ambito nel quale si concentra la maggior parte dei controlli è quello relativo all’ambiente e sicurezza (60 verifiche su impianti, scarichi, rifiuti, antincendio). In materia fiscale, il numero dei controlli scende a 30; mentre per il lavoro si arriva a 21 e nel comparto amministrativo a 11. Tutto rientra nel più ampio buco nero della «mala-burocrazia» in senso lato. «È la principale nemica di chi fa impresa – insiste Zabeo –. Sempre più soffocata da timbri, carte e modulistica varia, questa Via Crucis quotidiana costa a ogni pmi mediamente 7mila euro l’anno».
1 - Tempo: 190 giorni per gli adempimenti
In termini di tempo, gli adempimenti burocratici, secondo un’indagine di Assolombarda, «costano» alle piccole e medie imprese, rispettivamente, tra i 45 e i 190 giorni da parte di un collaboratore dedicato solo a seguire il dossier
2 - Denaro: il 4% del fatturato assorbito dalle carte
Il peso della burocrazia sul fatturato tocca il 4% per le piccole imprese (2,1% per le medie). Secondo uno studio di Assolombarda, le procedure ambientali risultano le più lunghe e complesse: si arriva a circa 400 ore/uomo per l’istruttoria e la predisposizione della domanda
3 - Attesa: 7 mesi e mezzo per l'ok a un capannone
L’ok alle autorizzazioni richiede da 1 a 5 anni. Secondo l’Ocseoccupiamo, tra i Paesi dell’area, il quart’ultimo posto per quanto concerne il numero di giorni necessari per ottenere il permesso per la costruzione di un capannone (227,5 giorni, pari a 7,5 mesi)
4 - Freno: autorizzazioni-lumaca
Secondo l’analisi dei dati di Eurobarometro Ue la complessità delle procedure amministrative è ritenuto un problema dall’84% degli imprenditori in Italia, oltre venti punti superiore al 60% della media Ue. In Germania è al 51%, in Spagna al 46% e nel Regno Unito al 19%
5 - Giungla: emanate oltre 136mila leggi
Sulla burocrazia pesa l’enorme mole di leggi nel nostro Paese. Una ricerca in Normattiva – il portale della legge vigente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato – evidenzia che, al 6 giugno 2018, sono vigenti 136.987 atti normativi pubblicati dal 6 giugno del 1918
6 - Macigno: il Mezzogiorno in difficoltà
Confartigianato evidenzia che i problemi maggiori si riscontrano al Sud: il Mezzogiorno presenta un valore dell’Indice della burocrazia superiore del 48,2% a quello del Centro-Nord. Al Mezzogiorno è 704,9, al Centro 572,7, al Nord-Ovest 438 e al Nord-Est 384,5
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