Giovedì 9 Maggio 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
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Antonio Patuelli: "Rincari dell’energia, serve un decreto legge come per i terremoti"

Il presidente dell’Abi sul difficile momento dell’economia italiana: "Se non si affronta subito il problema rischiamo una crisi occupazionale. In casi così urgenti, secondo la Costituzione il governo può intervenire"

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana

Presidente Patuelli, che cosa sta succedendo all’economia italiana?

"È in corso un gravissimo terremoto finanziario perché il prezzo del gas sta continuamente moltiplicandosi, il che rischia presto di creare una grave esplosione dei costi per le imprese, con il conseguente rischio di una spirale di crisi aziendali, quindi finanziarie e occupazionali. Occorre affrontare al più presto questo terremoto".

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L’Italia si è mossa sul mercato per comprare gas e affrontare più tranquillamente l’inverno.

"Certamente sono state molto importanti le iniziative delle istituzioni della Repubblica per differenziare gli approvvigionamenti energetici dell’Italia. Ma serve anche altro, con assoluta urgenza ed emergenza".

Che cosa serve?

"Finché nell’Unione Europea non sarà trovato e realizzato il modo per bloccare i prezzi del gas e dell’energia in genere, occorre che la Repubblica Italiana, nell’ambito della propria sovranità innanzitutto fiscale, prenda decisioni urgenti come si fa di fronte a un vero terremoto".

Facile a dirsi, ma le camere sono sciolte, il governo è in ordinaria amministrazione...

"La Costituzione dispone che in casi straordinari di necessità e d’urgenza il Governo adotta decreti-legge. E se non è urgente questo caso...".

Nel concreto di che cosa parliamo?

"Si tratta di adottare innanzitutto provvedimenti fiscali, ma non solo, come crediti d’imposta ed altre provvidenze fiscali o non. Non è possibile attendere l’insediamento delle nuove Camere a metà ottobre né tanto meno le successive procedure per la formazione e l’arrivo del nuovo Governo".

Tutte le misure che invoca Lei hanno un costo. Ce lo possiamo permettere?

"Le casse integrazioni costerebbero di più".

Che cosa c’entrano le casse integrazioni?

"C’entrano, eccome. Se le aziende fallissero, le casse integrazioni ricadrebbero sul sistema Paese. Ci sono momenti nella vita di una nazione in cui bisogna per prima cosa tenere d’occhio il sistema produttivo. Spesso anche nelle guerre di occupazione gli eserciti invasori si preoccupano di salvaguardare le fabbriche del nemico oppresso. Pensado poi di sfruttarle".

Perché le banche si preoccupano così tanto del sistema industriale? I suoi sono discorsi più da presidente degli industriali che da presidente dell’associazione bancaria.

"Le banche vivono nel Paese, e se le aziende fallissero poi il collasso ricadrebbe sul mondo bancario. Se le imprese vanno bene, le banche vanno bene. Se in autunno saltassero delle imprese, poi rischieremmo anche problemi bancari"

Il governo ha già adottato sconti sui carburanti. Non è un provvedimento da poco.

"No, certamente, ma qui si tratta di far fronte al rischio del collasso di molte attività produttive".

Il vero rischio per il paese, sottolineano in molti, è l’inflazione. Come si combatte?

"Si contrasta raffreddando i fenomeni che ne causano l’esplosione. Il primo è l’energia l’altro è un fattore interno: la ripresa ha prodotto spinte inflattive".

E per ovviarne gli effetti?

"In altre parti del mondo hanno affrontato l’inflazione alzando i tassi, la Bce è nel mondo una delle banche centrali che le sta tenendo più bassi perché cerca di favorire lo sviluppo. Ora in autunno verrà discussa la revisione del patto di stabilità e crescita che è stato sospeso per la pandemia ma che dal 2024 riprende. Il patto deve essere rinegoziato e concettualmente invertito. Prima la crescita poi la stabilità".

Presidente, è appena iniziata una campagna elettorale, e dalle prime mosse pare di assistere a chi la spara più grossa. Pensa che tutto ciò sia utile al Paese?

"Ho visto tante campagne elettorali e non sono molto sorpreso. In questi casi rileggo i classici, e rammento che Marco Tullio Cicerone spiegava come prima delle elezioni la gran parte dei candidati fa promesse anche quando sa che sarà impossibile mantenerle. Poi passato il voto la durezza dei problemi porterà al realismo".

Le banche che cosa chiedono ai partiti?

"Prima di qualsiasi altro organismo economico abbiamo indirizzato a tutte le forze politiche, indistintamente, una sollecitazione, nella quale abbiamo espresso le nostre opinioni che non sono solo di settore ma di economia in generale. In ogni caso le regole che ci riguardano vengono prevalentemente da Francoforte e da Bruxelles".

Nei discorsi dei politici la parte del leone la fa la sorte del Pnrr. Lei è preoccupato per la sua definitiva attuazione?

"Il provvedimento approvato a larghissima maggioranza dalle forze politiche italiane ha passato il vaglio degli organismi europei, e questo è molto importante. Il Pnrr è innanzitutto una lotta contro il tempo, che già prevede al suo interno la possibilità di modificarlo in corsa. Sempre che non si rallenti la corsa, altrimenti i fondi fanno la stessa fine dei soldi non usati dalle Regioni. Inoltre le correzioni non devono essere stravolgimenti".

Ma le polemiche non la impressionano?

"Studio la storia e ricordo le polemiche che ci furono prima della realizzazione del Piano Marshall. Furono fortissime, molto meno di queste. Passeranno".