Venerdì 26 Aprile 2024

Zalone, il peggio dell’italianità Un vero comico

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Massimo

Donelli

avvocato Luca Pasquale Medici non ha studio, ignora le scartoffie, non frequenta tribunali. Però ha realizzato il suo sogno: far ridere. Così, a 44 anni, è famoso, ricco e soddisfatto. Perché tutti lo adorano, convinti che si chiami Checco Zalone, nome d’arte derivante dall’espressione barese "Che cozzalone!" ossia "Che tamarro!". Geniale, no? Diventato popolare nel 2006 con “Siamo una squadra fortissimi“, canzone sul calcio che, prendendo a schiaffi la grammatica, ha portato fortuna alla Nazionale campione del mondo, non ha più sbagliato un colpo. Principe dell’air play radiofonico su Dee Jay. Re di Zelig. Imperatore al cinema. Sempre, però, tenendo un profilo basso. Concedendosi lunghe pause private. E amministrando la popolarità come solo Benigni (che ha stracciato al botteghino) e Fiorello (cui è l’unico a tener testa in tv) hanno saputo fare. Perché Checco è intelligente, autoironico, piantato nella realtà. Mai, per dire, lascerebbe Capurso, 6 chilometri da Bari, meno di 16 mila abitanti. Lì, dove è nato, vive, con Mariangela e la piccola Gaia, un’esistenza da italiano qualunque. E lì sta il segreto del successo. Come il grande Sordi, Checco osserva vizi e debolezze dei connazionali trasformandoli in comicità. Politicamente scorretto sempre, politicamente schierato mai, rappresenta, al meglio, il peggio dell’italianità. Perciò non si discute, chiaro? Nemmeno quando prende in giro Telelombardia, come ha fatto al TG1 in duetto con Amadeus. Lanciando così, alla grande, Sanremo. Chapeau!