Mercoledì 24 Aprile 2024

Willy Branchi ucciso 36 anni fa: c’è chi boicotta il ‘chi sa parli’: “Non si vuole che esca la verità”

Il diciottenne fu assassinato nel 1988 nel Ferrarese: il cadavere ritrovato nudo. La pista dei festini pedofili. La famiglia ha installato cassette postali per raccogliere segnalazioni anonime nella zona. Ma una è già sparita

Willy Branchi: una delle cassette per raccogliere le segnalazioni anonime è sparita

Willy Branchi: una delle cassette per raccogliere le segnalazioni anonime è sparita

Lido di Volano (Ferrara), 27 marzo 2024 – A Goro, quasi 36 anni dopo la barbarie, c’è ancora qualche fenomeno che alla domanda "chi era Willy Branchi?", ti risponde così: "Chi, quel ragazzo morto in un incidente?". Willy all’anagrafe del piccolo paese di pescatori, diventato famoso per la coltivazione delle vongole, faceva Vilfrido Luciano Branchi, 18 anni. Il suo cadavere venne ritrovato completamente nudo, con il solo portafoglio accanto ma ripulito di ogni singola lira, all’alba del 30 settembre 1988 sotto l’argine del Grande fiume, il Po, che traccia un solco tra l’Emilia-Romagna e il Veneto. Ucciso con una pistola utilizzata per abbattere i maiali: faccia martoriata, occhi chiusi, lividi dappertutto, un foro sotto lo zigomo sinistro. Irriconoscibile.

Trentasei, o quasi, anni più tardi la sua memoria e la ricerca di verità sono ancora sfregiate. L’ultimo atto è dell’altra notte quando qualcuno ha fatto sparire una delle quattro buchette postali, messe dalla famiglia e dagli inquirenti, in altrettanti luoghi ritenuti strategici, per invogliare i ben informati a lasciare ’soffiate’, "anche in forma anonima". A patto che siano utili ai carabinieri, diretti dal pm Andrea Maggioni, per risalire ai responsabili dell’assassinio.

"Un episodio molto grave – chiosa l’avvocato Simone Bianchi, per la famiglia di Willy –, evidentemente abbiamo toccato un tasto ancora molto dolente nonostante tutto il tempo trascorso dalla morte di Vilfrido. Pensare che la sola sua immagine possa generare preoccupazione in alcune persone, è paradossale". Un gesto "inquietante", lo definisce l’investigatore privato Davide Tuzzi che venerdì aveva installato le quattro buchette con "fascette e nastro adesivo, molto difficili da strappare". Una a Goro, paese di Willy, una a Oca Marina, frazione veneta dove risiede il principale indiziato per l’omicidio e dove sarebbe stato attirato Willy per festini a sfondo pedofilo. Le restanti due agli imbocchi della pineta di Lido Nazioni e, parte opposta, di Lido Volano. Ma proprio qui, nel palo della luce che campeggia lungo via Lungomare del parco, non c’è più.

Una storia incredibile, quella del diciottenne, con una sola persona processata per omicidio in tutti questi anni: il pluripregiudicato Valeriano Forzati, ‘il Lupo’ di Mesola diventato killer (2 febbraio 1989) del night ferrarese Laguna Blu (quattro morti), fuggito e assassinato in Argentina. Per l’omicidio di Willy però venne assolto.

Il caso finì travolto dagli anni e dalla polvere fino al 2014 quando venne riaperto grazie alle parole di un chiacchieratissimo sacerdote, don Tiziano Bruscagin, finito a sua volta sotto processo per calunnia, condannato in primo grado e assolto in appello con sentenza diventata definitiva perché non impugnata in Cassazione. Oggi gli indagati per omicidio sono tre in due distinti filoni investigativi oltre ad altri otto iscritti ma per calunnia e falso. Un’inchiesta con 229 testimoni ascoltati e 205.000 conversazioni intercettate, il tutto spalmato in un clima di vergognosa omertà e con una verità che ancora sgorga sangue.

Ora forse l’ultima chiamata con la decisione delle quattro buchette postali dove si potranno consegnare informazioni utili. L’idea prende spunto dalla nota dei carabinieri del novembre scorso, nella quale si parlava di una lettera anonima consegnata a Luca Branchi nel 2015. Un foglio A4 – 74 righe scritte in stampatello spalmate in due facciate piegate e messe in una busta affrancata e recapitata il 28 ottobre 2015 nella buchetta di casa del fratello di Willy, a Goro – che si focalizzava attorno alla figura di un sessantenne, attualmente disoccupato, con una sfilza di precedenti a carico e che, a detta dello scrivente, ogni tanto dormiva su una barca. Un personaggio ritenuto "molto pericoloso", uno dei tre accusati dell’assassinio Branchi. Ma manca ancora "un tassello", come scrissero gli stessi carabinieri, il nome dell’autore della lettera che la famiglia spera di trovare e consegnare. "Mettete dentro le buchette – l’appello di Luca – ciò che volete, purché sia utile all’indagine. Questa è l’ennesima, forse ultima, possibilità per tutta la comunità di dimostrare da che parte sta: vuole bene alla famiglia Branchi e soprattutto a Willy, o vuole continuare a vivere nel torpore, nella menzogna, nell’omertà, restando per sempre marchiata come quella che ha volutamente nascondere i colpevoli dell’omicidio di un ragazzino? Ai miei concittadini la scelta".

Ma intanto la certezza è l’ultima vergogna di Lido Volano che, però, può costare carissima al (o ai) responsabile: una denuncia. E qualora emergesse che è stata commessa per aiutare qualcuno o coprire qualcosa, si potrebbe addirittura configurare l’ipotesi di favoreggiamento. Nell’omicidio.