Martedì 23 Aprile 2024

Vodka e veleno di rospo, muore un altro oligarca

L’ex ad di Lukoil, il miliardario Aleksandr Subbotin, si era sottoposto a un trattamento da uno sciamano. Il giallo dei tagli sul corpo

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ROMA

Una croce ortodossa e una foto in grisaglia, da oligarca di successo e proporzionato conto in banca. Di Aleksandr Subbotin, ex top manager di Lukoil (la prima conglomerata dell’energia a schierarsi contro la guerra in Ucraina), ora resta solo questo, oltre ai resoconti di una morte bizzarra a dire poco: discretamente ubriaco e sul letto di Magua, sciamano fidato dalla fama portentosa. Il fattaccio avviene a Mytishi, 20 chilometri da Mosca. Subbotin, che ha ecceduto con la vodka, si presenta assieme alla moglie per un trattamento di coppia. Ha il cerchio alla testa e vuole rientrare nel pieno delle forze moltiplicando le difese immunitarie. Ordina di agire. Lo sciamano prende il bisturi: tagliuzza il manager, lo spennella di veleno di rospo e aspetta che il rituale faccia il suo corso.

Missione fallita. Secondo i manuali di chimica, il contatto con il veleno del batrace può generare stati di allucinazione: euforia delirante, alterazioni mentali modello Lsd, illusioni ottiche, amplificazione delle sensazioni, distorsione della percezione spazio-temporale. E infatti la situazione precipita. Magua (con quel nome da curandero che non sfigurerebbe in un fumetto di Bonelli) ci mette del suo. Non chiama i soccorsi: dalla cassetta dei medicamenti pesca il Corvalol (un sedativo a base di erbe naturali).

Ma Subbotin non sopravvive. Muore sotto gli occhi della consorte – citata dal Moscow Times. Per la cronaca neppure la donna chiama l’ambulanza. È a sua volta sotto l’effetto del rospo? Ha troppa fiducia nell’improvvido sciamano? Oppure ci sono risvolti sconosciuti? Molte le ipotesi per un altro mistero russo in settimane di generosa letteratura a tema. Subbotin è infatti l’ottavo oligarca deceduto in tre mesi, con accelerazione vorticosa dall’avvio del conflitto ucraino.

In questo periodo ogni oligarca dovrebbe stare molto attento. Perché nella vasta corte di uomini organici al Cremlino le morti improvvise – per presunti suicidi o cause troppo naturali – si susseguono con una certa costanza. Aleksandr Subbotin non era soltanto membro del consiglio di amministrazione di Ooo Trading House Lukoil: era anche il fratello di Valery Subbotin, altro manager di vertice della società che per prima, con le dimissioni di Vagit Aleperkov, aveva chiesto conto a Vladimir Putin della sua scelta militare. Una lettera che ha fatto parecchio rumore. E così dopo Gazprom (quattro manager deceduti), anche Lukoil adesso finisce in cronaca per veleni non petroliferi.

Giovanni Rossi