
Code agli sportelli (Foto d'archivio)
Siena, 11 dicembre 2014 - «HO TELEFONATO questa mattina al Cup per prenotare una previsita all’intervento di cataratta che mia mamma dovrà sostenere. Mi hanno proposto un appuntamento (rifiutato) per il 22 ottobre 2015. Tra oltre 10 mesi, 316 giorni». Lo spunto ci arriva, direttamente come segnalazione, in posta dal signor Maurizio. Scandalizzato, naturalmente.
Per non dire altro. Si parla ancora una volta di liste d’attesa per esami presso il servizio pubblico sanitario: un mese fa andammo alle Scotte, oggi in Pian d’Ovile all’Usl7 e il ritornello è lo stesso: se sano vuoi apparire diverso tempo hai da patire. Ovvero da aspettare.
Tutti in coda, dunque, agli sportelli per prenotare la necessaria visita o al telefono: in piedi si passa almeno una mezz’ora e al telefono i tentativi sono 4/5 prima di sentire una voce di risposta. Poi arriva l’altra coda del caso: quella di mesi e mesi prima di presentarsi in ambulatorio. Il caso vuole che, proprio ieri mattina, in Pian d’Ovile ci imbattiamo in un signore che entra speranzoso chiedendo una visita dall’oculista e ne esce con un foglio di prenotazione per il 26 novembre 2015: «Chissà se ci sarò ancora l’anno prossimo di questi tempi!» sentenzia. L’ironia del senese! E, anche, la conferma della segnalazione iniziale.
Mario, invece, aveva un appuntamento proprio per questi giorni in urologia per la flussometria, cui, purtroppo per lui, non potrà presentarsi; allora è venuto di persona a disdire e fissare una nuova data: «Allo sportello si fa sicuramente prima - dice -, perché telefonando devi mettere in conto almeno mezza giornata d’attesa. Io ho già provato 5 volte, a vuoto. Qui ho risolto il tutto, ma il nuovo appuntamento è per il maggio prossimo».
L’esperienza di Camilla Bonetto, giovane mamma, è tutt’altra: «In maternità e ora con i bambini piccoli all’ospedale ho sempre avuto la precedenza per gli esami; qui bisogna mettersi in fila. Anche ora per una comunicazione che potevo fare via mail mi hanno dato un indirizzo sbagliato e così sono venuta di persona». Perfettamente il contrario di ciò che accade alla signora Ginevra, una nonna: «Qui prenoto il prelievo, che faccio ogni sei mesi per via del diabete. L’attesa è minima; all’ospedale invece bisogna aspettare. E conoscendo la situazione vengo di persona qui all’Usl, perché chiamare il Cup è una dannazione». Attesa troppo lunga al telefono, ma non solo, anche per Marisa Parrini: «Il tempo che aspetti che qualcuno risponda ,qui riesci a fare la fila e a sbrigare la faccenda. Purtroppo però è solo l’attesa iniziale, perché poi per una mannografia si aspettano mesi. Sempre meglio comunque che all’ospedale dove ci si sente proporre anche un anno prima di avere l’appuntamento».
Michele Amadio è giovane e per fortuna non è ancora molto provato dall’iter, ma sta facendo le prime esperienze in questione: «Per la gastroscopia è andata bene, probabilmente si è liberato un posto e mi hanno chiamato presto - racconta -, invece la radiografia l’ho prenotatta già da diversi mesi ed è fissata per il febbraio prossimo».
La saggezza dell’età non è solo un modo di dire e Gino Fabiani riassume la scena: «Qui se si ha urgenza occorre frugarsi in tasca e procedere privatamente. Ma in realtà non è colpa delle leggi né procedure, a volte dipende dalle persone che si incontrano. Un amico, ex radiologo, raccontava che mentre lui faceva una ventina di pazienti, c’era qualcun’altro che al massimo ne vedeva due o tre. Allora occorre anche controllare come si lavora».
Infine il caso di Patrizia Ciocchi: «Tempo fa mi strappai un muscolo e finii al pronto soccorso. In seguito occorreva fare un’ecografia di controllo e dovetti rivolgermi al Tiribocchi che mi dette appuntamento per quattro giorni dopo. In ospedale dovevo invece ripartire con la prenotazione al Cup. Poi ho perso il referto e sono tornata a rivolgermi all’ospedale per avere una copia della cartella: ebbene, anche per quella mi sono sentita dire che l’attesa minima era di trenta giorni, perché l’archivio l’ospedale senese ce l’ha a Perugia».
p.t.