Mercoledì 24 Aprile 2024

Uno zar in panne E le proteste si moltiplicano

Marta

Ottaviani

In una Russia dove la propaganda del presidente Putin è sempre più pervasiva e dove è davvero difficile trovare fonti di informazione indipendenti, il disagio dell’opinione pubblica verso questa guerra cresce di giorno in giorno. Che non significa appoggio all’Occidente, ma sicuramente scarsa fiducia per come il Cremlino sta portando avanti quella che nel Paese si chiama "operazione militare speciale" in Ucraina.

Da giorni, i canali su Telegram di gruppi dissidenti condividono immagini di proteste all’interno dei centri di addestramento, dove i soldati vivono in condizioni igieniche precarie, spesso senza cibo e acqua a sufficienza. Le mamme dei ragazzi mandati al fronte da mesi hanno organizzato picchetti di protesta fuori dai palazzi delle autorità regionali. Ieri è stato costretto a riceverle anche il presidente in persona. Le manifestazioni sono vietate e chi trasgredisce rischia una pena fino a 15 anni di reclusione. Ma una parte del popolo russo non si arrende e ha studiato nuove forme per protestare. Difficile quantificarle e certamente non si tratta della maggioranza della popolazione, che continua a subire in modo passivo gli eventi. Ma esiste e prova sempre più rabbia.

Così, dopo i nastrini verdi appesi in ogni dove nelle grandi città, simbolo innocente di protesta contro il conflitto, adesso sono comparsi i volantini con la scritta ‘meglio in galera, che in una bara’, con un evidente riferimento al bilancio dei morti al fronte, che Mosca non rende noto da settembre e che per gli ucraini sarebbe almeno di 80mila unità. Vite interrotte da una guerra assurda, con un presidente che continua a puntare il dito contro le fake news che vengono dall’Occidente, ma che prima o poi sarà chiamato a rendere conto di un disastro militare e reputazionale, destinato a impattare in modo irrimediabile sul futuro della Russia.