Venerdì 26 Aprile 2024

Uno contro una: lo schema Pd funziona poco

Pierfrancesco

De Robertis

Mancano tre settimane alle elezioni e una al termine imposto dalla legge sulla pubblicazione dei sondaggi (vietato diffonderli negli ultimi quindici giorni). È naturale che le rilevazioni che ogni giorno fioccano nelle redazioni, nei siti online e ovviamente sui tavoli dei politici assumano un’importanza crescente. I dati che stanno emergendo identificano alcune tendenze. La crescita di Fratelli d’Italia e, sempre parlando di tendenze, un rallentamento del Partito democratico a cui fa da contraltare una speculare crescita dei Cinquestelle e, in misura minore, del Terzo polo di Calenda e Renzi. Della Meloni si è detto molto (in ogni caso i voti che accresce FdI sono a spese della sua coalizione, come accaduto in passato), un po’ più sorprendente è la dinamica a sinistra, o nei suoi paraggi.

Pare quasi che Letta sia rimasto schiacciato da una sorta di tenaglia, da una parte i grillini dall’altra il centro riformista. Sembra, sempre che le tendenze vengano confermate, che perde consistenza l’ipotesi sulla quale il segretario dem aveva impostato la sua campagna elettorale, quella della polarizzazione con Giorgia Meloni. Dallo slogan "Scegli", ai poster a due colori (rosso e nero), alla richiesta di un confronto tv a due (e al conseguente rifiuto a partecipare a uno allargato agli altri competitors), il messaggio del Pd è stato: o noi o loro, o Letta o la Meloni. Fuori i secondi, in questo caso Conte o CalendaRenzi. Al momento questo schema non sembra funzionare, o meglio funziona solo per la presidente di FdI. Non funziona perché i famosi "occhi di tigre" non si sono ancora visti in pieno? Non funziona perché le proposte del Pd non hanno mostrato quell’incisività necessaria in "rimonta"? Le risposte arriveranno a breve. Il segretario Dem, persona preparata e affidabile, non ha mai avuto il passo del centometrista, ma un cambio di passo appare (per lui) abbastanza urgente.