Giovedì 2 Maggio 2024

Ucraina-Russia: "In fondo all’incubo c’è sempre la luce"

Sabina e Kateryna, provenienti da Russia e Ucraina, superano le barriere del dolore e del pregiudizio a Rondine, imparando a costruire la pace attraverso il dialogo e l'ascolto.

"Non posso vivere un solo giorno senza parlare con Kateryna". Sabina viene dalla Russia, vive a Rondine e condivide tempo e dolore con una ragazza ucraina che è con lei dallo scoppio della guerra. Ha patito sulla propria pelle il dolore e racconta il suo percorso di pace. Un percorso in costruzione, tra mille fragilità ma nella consapevolezza che l’esperienza a Rondine consegna ogni giorno ai ragazzi che si mettono in gioco per "combattere" i conflitti.

Sabina e Kateryna sono arrivate a Rondine nel 2022. "All’inizio non riuscivo neanche a guardarla in faccia", dice Kateryna. "E con lei non volevo parlare russo: per me era la lingua dei soldati che hanno attaccato il mio Paese". Sabina l’ascolta con amarezza, negli occhi il velo di una responsabilità più grande di lei e il pregiudizio che l’associa all’azione del governo di Mosca. "È un marchio del quale ho paura di non riuscire a liberarmi mai più", spiega quasi sotto voce: "È il marchio dell’aggressore". Ma è l’amica-nemica Kateryna a porgerle la mano. "Grazie a lei ho superato il blocco che mi impediva ogni relazione tra di noi". Sabina ricorda i suoi silenzi: "La prima volta che ci siamo incontrate a Rondine, lei non parlava e se ne stava per conto proprio. Ho aspettato, le ho dato tempo perché ho capito che avevamo bisogno di far sedimentare l’orrore che entrambe abbiamo vissuto, prima di allacciare un dialogo, un confronto". La molla è scattata il giorno in cui Sabina ha chiesto di partecipare a una marcia della pace.

"In quel momento mi ha trasmesso un segnale che ha aperto la strada". La strada delle parole e dell’ascolto, il metodo Rondine che insegna ad affrontare i conflitti e a convivere con il "nemico". Quel giorno, Kateryna ha capito che era possibile superare il blocco che fino a qualche mese prima era pesante come un macigno. E aggiungeva dolore al dolore.

Sabina non è ottimista per il futuro ma "non perdo la speranza perché credo nella potenza delle relazioni personali, come tra me e Kateryna". Lei annuisce e rilancia: "A Rondine ho compreso che noi siamo importanti. Dobbiamo essere coraggiosi e lavorare per superare il buio del nostro dolore e per scoprire che in fondo all’incubo c’è una luce irresistibile".