Sabato 18 Maggio 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Ultimatum di Israele: "Tregua entro 7 giorni o entreremo a Rafah". Hamas prende tempo

Trattative snervanti al Cairo per raggiungere un’intesa sul rilascio degli ostaggi. Al tavolo dei negoziati anche il capo della Cia. L’Onu: evitare la catastrofe . .

Ultimatum di Israele: "Tregua entro 7 giorni o entreremo a Rafah". Hamas prende tempo

Ultimatum di Israele: "Tregua entro 7 giorni o entreremo a Rafah". Hamas prende tempo

Una settimana per raggiungere un accordo sulla liberazione di uno scaglione di ostaggi e su un cessate il fuoco oppure Israele lancerà una vasta operazione militare a Rafah, al confine fra la striscia di Gaza e l’Egitto. Questo, secondo il Wall Street Journal, l’ultimatum lanciato da Israele ad Hamas, mentre da giorni si attende il parere definitivo dei miliziani palestinesi su una proposta egiziana di mediazione.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è allarmato: "Per il bene della gente di Gaza, per gli ostaggi e le loro famiglie, per la regione e per il mondo intero – ha scritto su X – incoraggio con forza la dirigenza di Israele e di Hamas a raggiungere un accordo. Altrimenti la situazione potrebbe aggravarsi in maniera esponenziale". Per favorire un accordo, il capo della Cia William Burns è giunto ieri a sorpresa al Cairo.

La formula di intesa è incredibilmente elaborata. Secondo quanto trapelato, si parla del rilascio graduale (e snervante) dei 133 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco, pure graduale e del ritiro delle forze israeliane da Gaza. La prima fase è umanitaria e prevede la liberazione solo di ostaggi anziani, donne e feriti. Ma Hamas vuole un ritorno in massa della popolazione palestinese nel nord della Striscia e richiede garanzie internazionali che la seconda fase si concluda con un cessate il fuoco permanente: ossia che sia garantita la sopravvivenza politica di Hamas nella Striscia dopo sette mesi di guerra: uno scenario che il governo Netanyahu respinge.

Altri dissensi riguardano il numero di detenuti palestinesi (fra cui arci-terroristi condannati all’ergastolo) che Israele dovrebbe liberare per ogni ostaggio. I partner nazionalisti di Netanyahu esigono una linea rigida. Itamar Ben Gvir ha lanciato un pubblico ultimatum al premier affinché "si guardi bene" dall’accettare concessioni del genere. Bezalel Smotrich si è indignato che mediatori internazionali possano perfino pensare di concedere garanzie "al nazista Yihia Sinwar". "Significherebbe – ha avvertito – gettare le basi per una nuova strage di Hamas". Che fare allora ? "Dobbiamo marciare su Rafah con tutta la forza – ha esclamato –. Fino alla distruzione di Hamas".

Una mossa che metterebbe in conflitto Tel Aviv con gli Usa, che temono un’enorme crisi umanitaria, ed in contrapposizione con l’Egitto, secondo cui nel corso di combattimenti centinaia di migliaia di palestinesi potrebbero tentare una fuga in massa nel Sinai, dopo che dal 7 ottobre 100mila palestinesi hanno già lasciato la Striscia. Da un sondaggio di opinione è emerso che il 54 per cento degli israeliani ritiene prioritario un accordo per la liberazione di ostaggi e che solo il 38 per cento vorrebbe invece una operazione militare incisiva a Rafah. Il 47 per cento pensa che il leader

centrista Benny Gantz sia preferibile, come premier, a Netanyahu, che gode adesso solo del 33 per cento dei sostegni. Al partito di Gantz andrebbero oggi 31 seggi (dei 120 della Knesset) ed al Likud solo 19.

Tuttavia Netanyahu ostenta totale fiducia nelle proprie capacità di sopravvivenza politica e in questi giorni sta facendo circolare la voce che tornerà a candidarsi alla carica di premier anche alle prossime elezioni. Se non saranno anticipate, dovrebbero svolgersi nell’autunno del 2026. Ma intanto crescono le tensioni fra il primo ministro ed i vertici militari. Questi lamentano che la guerra a Gaza ha perso l’impeto iniziale e che nel frattempo Hamas sta gradualmente recuperando il controllo sul terreno. Anche se una operazione a Rafah fosse coronata da successo, osservano, resterebbe poi irrisolta la questione più generale della futura amministrazione della Striscia.