Mercoledì 24 Aprile 2024

Ucciso l’ex segretario della Lega Trovato dal figlio nel cortile di casa

Franco Colleoni è stato aggredito e colpito più volte alla testa. Aveva chiamato Carroccio il suo ristorante. Il locale è accanto all’abitazione, messa a soqquadro. Le due piste: rapina o delitto legato agli affetti

Migration

di Francesco Donadoni

Il ristorante a cui si era dedicato dopo la parentesi politica si chiama ‘Carroccio’. E non poteva essere che così, considerato il passato di Franco Colleoni, 68 anni, tra il 1999 e il 2004 segretario provinciale della Lega di Bergamo: il suo corpo è stato trovato nel cortile della sua casa con il cranio sfondato, da un oggetto contundente che non è stato ancora trovato. Un omicidio su cui indagano i carabinieri della Compagnia di Treviglio e del Nucleo investigativo di Bergamo coordinati dal sostituto procuratore Fabrizio Gaverini. A scoprire il cadavere, intorno alle 11.30, uno dei figli, Francesco, che abita nello stesso edificio, in via Sertorio, a Brembo di Dalmine, una zona tranquilla di villette. Dalle prime informazioni, sembra che i familiari dell’uomo avessero prima trovato la casa a soqquadro. Un disordine che li ha insospettiti. Poi l’atroce scoperta in cortile, dove l’ex esponente del Carroccio era disteso a terra su un vialetto. Tra le ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti, c’è quella della rapina o di un furto degenerati, anche se si indaga a 360 gradi non tralasciando nulla, e al momento non è esclusa nessuna pista, nemmeno quella legata alla sfera degli affetti. Attorno al cortile pare siano state trovate tracce di più persone, tracce che sono all’attenzione degli inquirenti e degli uomini della Scientifica. Ulteriori elementi potrebbero arrivare dall’autopsia.

Il ristorante e l’abitazione sono nella stessa corte. Colleoni gestiva il ‘Carroccio’ con i due figli maggiorenni. L’aveva aperto più di vent’anni fa. Le cameriere cha lavoravano nel locale appena appresa la terribile notizia hanno raggiunto il ristorante. Ma non hanno voglia di parlare. "Era una brava persona", si limitano a dire e poi vanno via evitando taccuini e telecamere. Esce anche l’attuale compagna, sguardo basso si dirige di corsa verso la sua auto. Leghista convinto della vecchia guardia, tanto che ai tempi al telefono invece di un semplice "pronto" rispondeva "Padania libera", nel 2013 aveva dichiarato pubblicamente il suo voto per il Movimento 5 Stelle, una critica indiretta agli uomini del partito, di cui comunque continuava a sostenere gli ideali: "A casa mia sono appesi ancora i manifesti delle prime battaglie", diceva.

Dal 1995 al 1999, era stato assessore provinciale a Bergamo con l’ex presidente Giovanni Cappelluzzo. Negli stessi anni, a Dalmine, era anche nella giunta di Antonio Bramani, padre dell’attuale sindaco Francesco. Quest’ultimo si è subito recato sul luogo del delitto. "Conoscevo Franco da almeno 25 anni — racconta il primo cittadino —. Spiace moltissimo, soprattutto di fronte a una morte così violenta. A prescindere dalla sua posizione politica, era sempre interessante parlare con lui perché aveva una visione intelligente delle cose, dava spunti mai banali".