
Infermiera si getta dal quarto piano. Rogo in casa, fermato il compagno. .
e Marianna Vazzana
È stato fermato per incendio doloso e omicidio volontario aggravato il compagno della donna di 48 anni che, l’altra notte, è morta dopo essersi lanciata dall’appartamento al quarto piano di viale Abruzzi, a Milano, per tentare di salvarsi dal rogo che avrebbe appiccato l’uomo stesso. Due minuti prima dell’una un inquilino del palazzo di viale Abruzzi 64 aveva chiamato il 112: "Venite subito, c’è un incendio: una donna è affacciata alla finestra, urla". La reazione di poliziotti e vigili del fuoco è stata immediata, ma Sueli Barbosa Leal era già precipitata nel cortile interno dello stabile a due passi da piazzale Loreto: bloccata dalla porta chiusa dall’esterno e soffocata dalle temperature infernali generate dall’incendio divampato nel bilocale al quarto piano, la 48enne brasiliana si è lanciata in un estremo tentativo di scampare alle fiamme. È morta qualche ora dopo al Fatebenefratelli. L’abitazione è rimasta completamente distrutta, incenerita da quello che gli specialisti del Nucleo investigativo antincendi definiscono in gergo “flashover”: un rogo generalizzato che in tempi rapidissimi satura tutti gli spazi di un ambiente chiuso, alimentato da un forte "irraggiamento termico" innescato dal focolaio iniziale. Modalità incompatibili per tempistiche con un evento accidentale.
Il compagno connazionale della donna, il 45enne Michael S.P., non è in casa: gli agenti lo trovano non lontano da un bar che dista circa cinquecento metri dal palazzo; il titolare, Liang Gao, racconta che il cliente è entrato attorno all’una, ha ordinato in inglese una birra al bancone ("Pensavo fosse un turista") ed è andato via. Lui dice di essere uscito di casa alcune ore prima e di non essersi accorto di nulla, ma le immagini registrate dalle telecamere paiono raccontare un’altra storia. E il mazzo di chiavi di Sueli non si trova. Portato in Questura, l’uomo viene sentito a lungo dagli investigatori della Squadra mobile, coordinati dalla pm Maura Ripamonti e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Francesco Giustolisi. Gli viene chiesto conto di un litigio con la convivente avvenuto in serata e segnalato dai residenti: lui non nega, ma derubrica l’episodio a normale discussione con la compagna conosciuta nel 2022 a un festival latinoamericano.
A tarda sera scatta il fermo per incendio doloso e omicidio volontario aggravato. Dall’uomo non sarebbe arrivata alcuna confessione. Da quanto si è saputo, il compagno della vittima si sarebbe limitato a sostenere che potrebbe aver provocato involontariamente l’incendio. A suo carico, però, ci sarebbero testimonianze, filmati e il fatto che la porta di casa fosse chiusa dall’esterno con l’unica chiave a disposizione della coppia. Dagli archivi delle forze dell’ordine spunta un precedente datato marzo 2024: in quell’occasione, fu proprio Sueli, che lavorava come operatrice sociosanitaria all’Istituto nazionale dei tumori, ad allertare le forze dell’ordine per richiederne l’intervento. I racconti delle amiche della donna, che lascia un figlio di 10 anni avuto da una precedente relazione e co-affidato all’ex marito, tratteggiano un identikit non proprio rassicurante di S.P.: lo descrivono come un uomo molto possessivo e a volte violento.