Mercoledì 1 Maggio 2024

Torture e pestaggi in questura. "Era un copione consolidato". Indagati altri 17 poliziotti

Nuove intercettazioni choc: "Ho caricato una stecca amò, bam. Per terra è andato a finire". A indagare sui colleghi è stata la Squadra Mobile, per il questore un segnale di grande maturità

Una veduta esterna della questura di Verona (Ansa)

Una veduta esterna della questura di Verona (Ansa)

Verona, 8 giugno 2033 – Si allarga l’indagine che ha visto un ispettore e quattro agenti delle Volanti della Questura scaligera finire agli arresti domiciliari con gravi ipotesi di reato compiuti nei confronti di sette clochard (sei stranieri e un italiano) pestati e umiliati in una stanza non coperta da telecamere: tortura, lesioni, falso, omissioni di atti d’ufficio, peculato e abuso d’ufficio. Violenze compiute "verso i più deboli", come scrive il gip, Livia Magri. Detenzione a casa che potrebbe cambiare con il carcere dopo gli interrogatori di garanzia dei prossimi giorni, soprattutto per colui che è considerato il capo, l’agente Alessandro Migliore. "L’indagine è delicata – dice uno dei difensori -, sicuramente saranno necessari tempi lunghi".

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Intanto il giudice per le indagini preliminari ha emesso 17 ulteriori avvisi di garanzia chiedendo provvedimenti interdittivi – sospensione dal servizio o trasferimento d’ufficio –; il questore, Roberto Massucci – in città da due mesi - ha disposto che altri ventitré poliziotti cambiassero mansioni. Ieri ha tuonato forte il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: "Le vicende di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio. Conclusi gli accertamenti, la magistratura e la stessa Polizia faranno piena chiarezza su quanto avvenuto".

Da segnalare che a indagare sui colleghi è la Squadra Mobile, segnale, secondo il questore, "di grande maturità e fiducia". L’uomo forte del gruppo di poliziotti arrestati sarebbe Migliore, 25 anni, originario di Torre del Greco, quello delle intercettazioni più violente, quello che rideva quando un rumeno veniva usato come mocio della propria urina. Sarebbe stato lui a trascinare i colleghi Loris Colpini, Federico Tommaselli, Roberto Da Rold e Filippo Failla Rifici nell’abisso. I superiori sospettavano di legami con malavitosi albanesi frequentati da Migliore, dedito a una dolce vita che non passava inosservata, in un night della città dove i poliziotti erano chiamati i "ballerini".

Tutto è nato dalla perquisizione del poliziotto campano a casa di uno degli albanesi in una inchiesta per tentato omicidio e detenzione d’armi: era stata ritenuta molto superficiale e l’agente avrebbe nascosto il ritrovamento di una pistola. Da quel momento il suo telefono era stato messo sotto controllo. La prima intercettazione significativa è del 22 agosto 2022. Alla fidanzata Migliore diceva che un fermato "ha iniziato a rompere e a dare capocciate al vetro. Allora gli ho detto che gli facevo vedere io quante capocciate alla porta dai. Boom boom boom… E io ridevo come un pazzo". E poi si vantava di essersi messo i guanti prima di passare alle mani. "Ho caricato una stecca amò, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra", racconta al telefono.

La precedente Questore, Ivana Petricca, d’accordo con la Procura decise di non procedere alla denuncia, ma di continuare a indagare inserendo microspie e telecamere nei locali della Questura arrivando così a verificare, fino a marzo scorso, l’esistenza degli altri casi di pestaggio. Un dossier corposo che ha portato alle numerose incriminazioni. Sulla testa di Migliore pende inoltre l’ipotesi di peculato per essersi impossessato di una quantità di hashish sottratta a un piccolo spacciatore nell’ottobre 2022.