Mercoledì 24 Aprile 2024

La Spoon river delle tragedie, da Pescara del Tronto a Rigopiano all'Aquila

Altari per ricordare le vittime. Dolore e coraggio, si svela l'Italia dei comitati

Terremoto, le rovine dell'Hotel Rigopiano - Ansa

Terremoto, le rovine dell'Hotel Rigopiano - Ansa

Pescara del Tronto, 30 ottobre - La via del ricordo si fa strada tra le macerie, quasi a fissare per sempre gli ultimi momenti felici di chi non c’è più. Edicole di legno a Pescara del Tronto, paese sbriciolato dalle scosse, 47 morti sui 51 delle Marche, sui 299 di tutto il sisma del centro Italia. Le rovine sempre lì, davvero poche quelle sgomberate, ti vengono incontro le stesse case sventrate, tavoli in bilico sul vuoto. È come se i ragazzi del ‘parchetto’ non fossero andati più via, adolescenti e bimbi sorridono nelle gigantografie, quante confidenze nelle estati di libertà nelle vecchie case dei nonni rimesse a posto dai genitori. «Mio nipote Tommaso era lì con gli altri, quando è arrivato il terremoto si sono spaventati, sono scappati e sono andati incontro alla morte, il muro di una casa gli è crollato addosso». Sergio Giangregorio parla scandendo lentamente le parole, come a digerire l’orrore: cinque vittime nella famiglia della moglie, Tommaso il più piccolo, aveva solo 14 anni. Non ha avuto scampo come il babbo Alberto, i nonni Corrado e Santa, lo zio Vito. «Più forte è il dolore più forte il peso sul cuore», c’è scritto su una maglietta, quasi una didascalia per illuminare i volti degli angeli, i sorrisi stampati sulle t-shirt allineate lungo la ringhiera del parco. «Un luogo simbolico, l’unico rimasto intatto. C’è il ricordo e c’è la voglia di capire come mai le case si sono sbriciolate così», chiosa Giangregorio. Gli altari raccontano nonni e nipoti insieme, amici. Foto sorridenti, fiori, pupazzi, lumini, Madonnine. Qui come a Rigopiano, sotto l’insegna dell’hotel che è l’unica cosa rimasta in piedi e pare una beffa, risparmiata dalla furia di una valanga che ha travolto tutto con la potenza di 4mila tir a cento all’ora. Era il 18 gennaio, la terra tremò ancora, quello fu il quarto sisma del centro Italia dopo il 24 agosto, il 26 e il 30 ottobreLa Spoon river delle tragedie è straziante, un unico filo della memoria che percorre l’Italia. Ma non è dolore e basta, è forza, coraggio. Una promessa solenne: torneremo. Più forti della distruzione e delle macerie. Lo pensano a Pescara del Tronto e l’ha capito mister Tod’s, Diego Della Valle per Natale si prepara ad aprire una fabbrica ad Arquata giù sulla Salaria, cento posti di lavoro, cantiere in tempi record, la rinascita parte da qui. Il dolore privato diventa pubblico, svela l’Italia dei comitati. Lasciano cartelli che dialogano con il visitatore, chiedono rispetto, «se in questo luogo fosse morto un vostro parente pretendereste la stessa educazione», scrivono i familiari di chi non è più tornato a casa da Rigopiano. Gianluca Tanda ha perso il fratello Marco, aveva solo 25 anni, era un pilota della Ryanair. «Sì, ogni volta che siamo su portiamo fiori e lumini. Presto ci sarà un monumento, una statua della Madonna con i 29 nomi dei nostri cari. Il totem dell’hotel rimarrà, domani (oggi, ndr) inizierà la bonifica delle macerie. Gli effetti personali ritrovati verranno custoditi in un rifugio. Metteremo le foto su un sito, così i familiari potranno riconoscere gli oggetti. C’è la memoria ma ci aspettiamo anche nuovi elementi utili alle indagini. Mancano ancora tanti telefoni, dispositivi elettronici. Sono altre prove». Gli altari ti vengono incontro nelle strade impolverate dell’Aquila, oggi il più grande cantiere d’Europa dopo il terremoto del 2009, la gente cammina con le mascherine come fosse a Pechino, sulle reti foto, pupazzi, pensieri. Fogli stropicciati, parole accorate, «questa vita non ci appartiene ... Non si gioca con il dolore, con la morte!». Ci sono i ritratti di mamme, nonni e bambini; quelli degli studenti, come Basilio Koufolias, una grande bandiera della Grecia e gli auguri di Natale. Invece Giordano Ciarpella aveva solo 4 anni, è morto il 24 agosto 2016 a Pescara del Tronto e gli hanno dedicato un piccolo altare tra le macerie, accanto alla sua foto da ometto pensieroso c’è quella della nonna Amelia Pala che lo teneva in braccio, ai piedi della casetta hanno sistemato i suoi pupazzi. Poco distante l’edicola che ricorda altri nonni e altri nipoti. In mezzo, la carcassa di un’auto accartocciata e sventrata. Là dietro, macerie senza fine.