Giovedì 25 Aprile 2024

Sul Ddl Zan fallisce la mediazione Martedì in Aula lo scontro finale

La presidente del Senato Casellati invita al dialogo ma Letta tiene duro: "A ognuno le sue responsabilità"

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di Ettore Maria Colombo

"Fin qua, tutto bene" si potrebbe dire come il protagonista di un vecchio film, L’odio (La Haine), mentre si buttava da un grattacielo. Il Senato ha approvato la calendarizzazione del ddl Zan per il 13 luglio. L’aula ha respinto la proposta di Lega-FI di rinviare tutto di una settimana e quella di Fd’I di non calendarizzare il provvedimento.

Non nasconde il suo disappunto il capogruppo leghista, Massimiliano Romeo: "Vi state assumendo la responsabilità di avvelenare il clima della maggioranza, quel testo è divisivo". Inutilmente, la presidente del Senato, Casellati, si spende per riannodare i fili del dialogo: poco prima del voto chiede di mediare tra le opposte fazioni (Lega e FI proponevano di calendarizzare il provvedimento per il 20 luglio), ma deve prendere atto che il fronte Pd-M5s-LeU (sul punto appoggiato dal Pd) ha chiesto e ottenuto la calendarizzazione per la settimana prima, il 13: "Rinunciamo al dialogo per una settimana", dice.

Letta e il Pd ci credono. "I voti ci sono", esulta il segretario dem, che aggiunge: "Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo". "Adesso il Senato potrà discutere in modo trasparente questa legge di civiltà e ognuno si assumerà le proprie responsabilità", plaude in serata la capogruppo dem, Simona Malpezzi. Ma le crepe e i dissensi si fanno subito sentire. Persino il laico e socialista Riccardo Nencini dice che "ho votato per calendarizzare il ddl Zan, ma resta il merito. Continuo a ritenere che l’articolo 4 (quello sulla libertà di opinione, ndr) debba essere modificato. Il Psi non può consentirlo", mentre il capogruppo di Iv, Davide Faraone, annunciando il voto favorevole del suo gruppo, chiede al Pd di "tornare in sé e di mediare".

Ma cosa era successo solo poche ore prima? Dopo un ultimo, inutile, tentativo di mediazione, firmato dal presidente della Commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, che chiedeva di modificare gli artt. 1, 7 e 12, sul ddl Zan la polemica è seguita al fulmicotone. Secondo la paladina dei diritti civili, la dem Monica Cirinnà, "la Lega ha gettato la maschera. Lo Zan vuole solo affossarlo". Amen, via al voto.

Ora, entrambi i fronti si danno appuntamento al 13 luglio, una data che – visto anche il ricorso, previsto dal Regolamento al Senato al voto segreto – si annuncia come la giornata della lotta all’ultimo voto, con colpi di scena e alleanze ‘segrete’ che potrebbero far deflagrare le forze di maggioranza.

Da una parte restano Lega, FI e Fd’I, da sempre ostili al ddl Zan, che accusano di essere liberticida; dall’altra l’ex maggioranza giallorossa, con l’asse M5S-Pd-LeU saldo, che ora punta a trovare e ‘blindare’ i suoi voti in Senato. Ieri, Iv e Autonomie, nonostante i molti dubbi sulle norme, hanno scelto di percorrere la strada della calendarizzazione in Aula chiesta da dem e M5s. Ma sui voti pro o contro gli emendamenti, molti a voto segreto, nessuno al Senato è pronto a giurare e non a caso il forzista Maurizio Gasparri parla del voto di ieri come di una "vittoria di Pirro".

Infatti, sulla carta, ci sono 151 voti favorevoli al ddl Zan, quelli di Pd-M5s-LeU-Autonomia e, dall’altra, 135 voti contrari, quelli di Lega-FdI-FI. Ago della bilancia saranno i 17 senatori di Iv ma anche i 46 voti del gruppo Misto, dentro il quale solo 14 sono sicuri per lo Zan. Inoltre, nel voto segreto, potrebbero risultare voti in libera uscita da una parte e dall’altra: 4-6 senatori cattolici del Pd potrebbero votare contro, 2-3 senatori di FI a favore, 6-8 senatori di Iv idem e 6-10 senatori del M5s, a loro volta, contro lo Zan. Un guazzabuglio cui sarebbe difficile attribuire la paternità di una vittoria rispetto a una sconfitta. Di Pirro o meno.