Mercoledì 24 Aprile 2024

Battaglie e caos, la svolta con Fabo. Ma sull’eutanasia una legge non c’è

Dal pioniere Welby al caso Englaro. Il dj morì nel 2017 in Svizzera con l’aiuto di Cappato, processato e assolto. Suicidio assistito possibile per il sì della Consulta. L’associazione Coscioni: ci siamo di nuovo sostituiti allo Stato

Marco Cappato in Cassazione con le firme per il referendum

Marco Cappato in Cassazione con le firme per il referendum

Roma, 17 giugno 2022 - Quella di ieri resterà una data storica. Federico è morto, ma è anche il primo cittadino italiano ad aver chiesto e ottenuto (dopo molto penare) l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Federico si è autosomministrato il farmaco letale con un macchinario apposito, costato 5mila euro, tutto a suo carico: per ottenerlo l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato una raccolta fondi. Il via libero definitivo per l’accesso al suicidio assistito era arrivato, finalmente, il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità di esecuzione, ma solo dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla ASUR Marche e solo dopo una lunga battaglia legale in cui la Luca Coscioni "si è ‘sostituita’ allo Stato nel diritto a morire" come dice il tesoriere Marco Cappato, "e lo farà ancora". Ma per affermare un diritto, quante battaglie.

Suicidio assistito, è morto 'Mario': primo caso in Italia

Il pioniere della battaglia per l’eutanasia è stato Piergiorgio Welby, giornalista e attivista radicale. Nel 2006, gravemente ammalato di distrofia muscolare, chiese di interrompere le cure che lo tenevano in vita, appellandosi anche all’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ma il tribunale di Roma respinse la richiesta dei legali dichiarandola inammissibile proprio per il vuoto legislativo in materia. Il medico anestesista che gli somministrò i sedativi fu indagato (e poi prosciolto) per omicidio del consenziente. Nel 2008, al culmine di una vicenda giudiziaria durata dieci anni, la Corte d’Appello civile di Milano, cui la Cassazione aveva rinviato la decisione, autorizzò l’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione forzata per Eluana Englaro, una giovane di Lecco ridotta in stato vegetativo dal 1992. A chiedere la sospensione delle terapie era il padre della ragazza, Beppe Englaro, contro inutili accanimenti terapeutici. Il sondino le fu staccato il 6 febbraio 2009, a Udine, mentre in Senato si discuteva proprio un decreto legge in materia di alimentazione e idratazione che però ordinava di proseguirli fino all’approvazione di una legge su testamento biologico, ma Napolitano non volle firmare il decreto dell’allora governo Berlusconi, al prezzo di uno scontro istituzionale.

Suicidio assistito, sedazione profonda ed eutanasia. Quali differenze

La svolta arrivò con il caso di Fabiano Antoniani. Paraplegico per un incidente d’auto, dj Fabo morì il 27 febbraio 2017 per mezzo del suicidio assistito in una clinica Svizzera, dove è legale. Per il suo ultimo viaggio chiese aiuto a Marco Cappato. Una volta tornato in Italia, Cappato si autodenunciò e fu iscritto nel registro degli indagati per aiuto al suicidio. Fu assolto nel 2019 perché il fatto non sussiste. Da allora, in Italia il suicidio medicalmente assistito è possibile grazie alla sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale che delinea i confini di intervento. Le condizioni richieste sono: la richiesta deve essere di una persona che sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario, previo parere del comitato etico competente.

Suicidio assistito, cosa ha detto Speranza sul caso di Mario

Quello che manca, da decenni, è una legge. Oggi, in teoria, sarebbe quasi pronta. Approvata a marzo dalla Camera e ferma al Senato (sono stati nominati ben quattro relatori), favorevole il centrosinistra e contrario il centrodestra, che ha messo in campo un duro ostruzionismo, il ddl sul fine vita introduce una sanatoria su tutti i casi di morte volontaria medicalmente assistita, rende non più punibile il fine vita, se praticato in modo autonomo dal paziente (quando cioè è il paziente a praticare l’iniezione letale, e non i medici), recepisce la sentenza della Consulta, introduce l’obiezione di coscienza per i medici e specifiche stringenti per poter accedere al suicidio assistito (tra cui il passaggio attraverso le cure palliative e il requisito di potere accedere al suicidio assistito solo se attaccati a macchine di sostegno vitale). Per Cappato "una legge non serve e non questa", per il Parlamento sì, ma per ora non vede la luce.

Suicidio assistito, 5mila euro per Mario