Lunedì 29 Aprile 2024

Strage di Erba. Alta tensione in aula. Revisione del processo, si decide il 10 luglio

Presenti Rosa e Olindo, condannati in via definitiva all’ergastolo nel 2011. I loro legali: nelle confessioni 243 errori. I giudici: "Tanta carne al fuoco". .

Strage di Erba. Alta tensione in aula. Revisione del processo, si decide il 10 luglio

Strage di Erba. Alta tensione in aula. Revisione del processo, si decide il 10 luglio

Ha iniziato a formarsi già alle 4 del mattino la coda davanti al Palazzo di Giustizia di Brescia. A oltre 17 anni di distanza dalla sera degli orrori, la cupa epopea della strage di Erba non smette di incuriosire, appassionare, risultare divisiva. C’è gente che si mette in viaggio di notte per essere all’alba a Brescia e affrontare una lunga attesa con la speranza di essere tra i pochi eletti (50 quelli ammessi ieri alla visione dell’ex netturbino e dell’ex colf, che quando era in attività veniva tanto apprezzata dalle signore di Erba per la sua precisione e diligenza).

Fra i più mattinieri una signora di Milano in attesa dalla 4.30. Attorno alle 6 si presenta un gruppo di studenti di Giurisprudenza dell’università di Torino. Una coppia (lui pensionato, lei ha preso un giorno libero dall’impiego) è arrivata da Bellagio, sul lago di Como. Il tempo non ha ovattato le polemiche. Nell’aula della Corte d’appello fra accusa e difesa volano lapilli che più volte rischiano di appiccare se non un incendio, uno scoppiettante fuocherello. Accade con l’intervento di Nico D’Ascola, il primo dei difensori a prendere la parola. Nella prima udienza l’accusa ha sollevato la questione della legittimità del giudizio di revisione. "L’istanza della difesa – è la replica di D’Ascola – è stata dichiarata ammissibile. Una volta che l’ammissibilità è stata affermata, non si può tornare indietro. Se si ritiene di autorizzare il giudizio di revisione, le prove indicate entrano automaticamente nel giudizio".

La frizione latente scatta al termine dell’arringa. Il penalista ha appena citato una frase di Mario Frigerio, l’unico sopravvissuto alla mattanza, che dice ai figli di non ricordare nulla. Ha colto uno scuotimento di teste in segno di dissenso e disaccordo dal banco dove sono seduti il procuratore generale di Brescia, Guido Rispoli, e l’avvocato dello Stato, Domenico Chiaro. Il difensore è visibilmente contrariato ed esterna: "Si dovrebbero limitare i gesti, le manifestazioni plateali di dissenso. Noi, mentre parlava l’accusa, non abbiamo fatto gesto, anche se ne avremmo avuto motivo". Fuoco o fuocherello sotto le ceneri. Parla Fabio Schembri, storico difensore della coppia di Erba, che più volte ha attaccato frontalmente le tesi dell’accusa ("il procuratore generale dice, l’avvocato dello Stato dice..."). Schembri mostra il frame di un filmato del terrazzino dell’abitazione di Raffaella Castagna che dà su via Diaz. C’è una pianta che, secondo la difesa, mostra segni di compressione. È stata quella l’acrobatica via di fuga di chi ha compiuto l’eccidio?

"Ma questo non potete mostrarla. Non l’avete depositato", contesta l’avvocato dello Stato. "Infatti lo vogliamo depositare", replica il difensore. Dialogo fitto tra le controparti. "Prima depositatelo e poi ne parliamo". "Allora lo descrivo e non lo faccio vedere. Su ogni cosa...". "Non su ogni cosa, su questo", rintuzza e chiude il rappresentante dell’accusa. La difesa conta "243 errori" nelle confessioni da parte dell’ex netturbino e della moglie descritti in sentenza come "intelligenti, capaci, astuti, capaci di mettere in piedi un alibi assai complesso", ma che invece "non sanno cosa è il luminol o le intercettazioni".

Le acque da agitate tornano calme, anche se il difensore trova modo di aggiungere che, solitamente, una pianta non ha sotto le rotelline, che sul terrazzino c’è una traccia di calpestio e che non è necessario essere il mago Houdini per riuscire a raggiungere la strada sottostante con un balzo. Si riprende il 10 luglio con le controrepliche. "Sperando che siano brevi. così potremo fare la camera di consiglio", è l’ammonimento finale del presidente Minervini. Si dovrà decidere sull’ammissibilità del processo di revisione e se la risposta sarà affermativa su quali ammettere delle prove proposte dalla difesa. Il presidente della Corte d’appello di Brescia, Antonio Minervini, lascia tutto aperto: "C’é molta carne al fuoco".