Mercoledì 24 Aprile 2024

Stop ad AstraZeneca agli under 60 "Richiamo con Pfizer o Moderna"

La linea del governo dopo il parere del Cts. Figliuolo: la campagna ne risente, ma a settembre la partita è chiusa

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di Antonella Coppari

Contrordine. Finora si era detto che tutti potevano fare il vaccino AstraZeneca, anche se veniva "raccomandato un uso preferenziale" per gli ultrasessantenni, ma d’ora in poi non sarà più così. Sulla scia dei dubbi sollevati da diversi scienziati, il ministero della salute fa una disposizione che, di fatto, mette al bando il vaccino anglosvedese per chi meno di 60 anni. Solo gli over 60 continueranno a riceverlo (potenzialmente una platea di 7,4 milioni di italiani: bisogna vedere quanti lo faranno), gli altri verranno dirottati su Pfizer e Moderna, compresi quelli che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca. Un colpo di scena nato sull’onda della tragedia di Genova: di fronte alla morte della diciottenne, il governo non ha potuto far altro che aggiornare con un’ordinanza, per la terza volta dall’inizio dell’anno, le raccomandazioni sull’uso del farmaco.

"Tradurremo in maniera perentoria le indicazioni del Comitato tecnico scientifico", avverte Roberto Speranza. Il rallentamento della campagna vaccinale è inevitabile. Lo ammettono tutti, benché nessuno sembra in grado di quantificarlo. Anzi: il commissario per l’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, spera di poterlo assorbire: "Senza altri intoppi sono convinto che per fine settembre riusciremo a chiudere la partita". Almeno per ora, non ci saranno ulteriori strette per Johnson&Johnson, vaccino come Astrazeneca a vettore virale: resta la "raccomandazione" di utilizzarlo per gli over 60 perché i casi di trombosi sono rari. La vicenda richiama per l’ennesima volta il nodo del rapporto tra Stato e Regioni. Il ministero avrebbe voluto usare toni più forti, ancorché le raccomandazioni dell’Aifa, del Cts e dello stesso governo sembrassero chiare, visto che molte regioni hanno interpretato quel "preferenziale" come un via libera agli Open day di AstraZeneca per giovani e giovanissimi. Una logica che non ha mai convinto i tecnici della Salute, dove nelle scorse ore era tangibile l’irritazione nei confronti del Cts "reo" di non aver fatto nulla per fermare l’andazzo. Metti questo, aggiungi la richiesta di decisioni "chiare, inequivocabili e tempestive" da parte delle Regioni, che nel frattempo hanno sospeso le prenotazioni per gli under 60 e gli Astraday, autorizzati il 12 maggio dal Comitato come emerge dalla lettera resa pubblica dal governatore ligure Toti: "Il Cts non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day". Una scelta – spiegano gli scienziati – fatta perché in quel momento i casi di trombosi erano 1,1 ogni 100mila abitanti, mentre il numero delle vittime da Covid 8 ogni 100mila. I benefici erano maggiori dei rischi. Ora grazie alla maggiore disponibilità di Pfizer e Moderna e al miglioramento della curva epidemiologica, è il contrario: "Essendo mutato lo scenario – spiega il coordinatore del Cts Locatelli – il rapporto tra benefici della vaccinazioni e potenziali rischi di trombosi è mutato".

Così, anche per gli under 60 che hanno fatto la prima dose con AstraZeneca, la seconda iniezione sarà di Pfizer e Moderna: i tempi del richiamo non cambiano (8-12 settimane) gli appuntamenti già fissati dovrebbero restare invariati. Il punto è che non c’è ancora nessuna certezza sulla possibilità di incrociare i vaccini. Per l’ennesima volta in questi 15 mesi si va avanti un po’ a tentoni: basti pensare che nella scorsa ordinanza si diceva che chi ha fatto la prima dose con AstraZeneca poteva completare il ciclo con il medesimo vaccino. C’è un problema in più che i Paesi europei hanno risolto in modo diverso. È necessario vaccinare anche i 12-17? Qui non si tratta tanto del rischio di "eventi infausti" quanto il fatto che per i vaccini di ultima generazione, come Pfizer e Moderna, che intervengono sul Dna non è possibile calcolare con certezza matematica gli effetti a lungo termine. Nel corso cioè di molti decenni. Problema relativamente secondario oltre una certa età, ma che invece ha il suo peso se si parla di adolescenti, tanto che la Germania ha deciso di non consigliare l’uso di Pfizer "nella fascia d’età 12-17 senza malattie pregresse". Da noi invece la scelta è opposta: secondo Locatelli "ci sono i presupposti per la vaccinazione anche tra adolescenti". Almeno per ora.