Mercoledì 24 Aprile 2024

Statali, nel nuovo contratto 107 euro in più

Il ministro Brunetta illustra ai sindacati l’apertura di una stagione innovativa: oltre all’aumento, nuove regole per smart working e welfare

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di Claudia Marin

C’è chi richiama il Patto per il lavoro del ’93 di Carlo Azeglio Ciampi e chi va ancora più indietro nel tempo, agli anni Ottanta, alle intese per i mega-rinnovi contrattuali degli stipendi dei dipendenti pubblici.

Fatto sta che l’accordo sulla riforma del lavoro pubblico, firmato ieri a Palazzo Chigi, nella Sala Verde, tra Mario Draghi e Renato Brunetta, da un lato, e i leader di Cgil, Cisl e Uil, dall’altro, è il primo atto della nuova concertazione portata avanti dall’ex numero uno della Bce.

Una concertazione fondata su sei capitoli di accordo: rinnovi contrattuali relativi al triennio 2019-2021 (con un aumento di 107 euro mensili); lavoro agile; revisione dei sistemi di classificazione professionale; formazione del personale; sistemi di partecipazione sindacale; welfare contrattuale. Senza contare il ricambio generazionale fondato sulla possibilità di un esodo verso la pensione con l’anticipo di cinque anni rispetto all’età pensionabile.

A sottolineare la centralità del settore pubblico è, del resto, lo stesso Draghi, anche se "con riferimento alla situazione attuale, c’è veramente molto da fare" soffermandosi poi in particolare sull’età media dei dipendenti pubblici e sulla formazione. E dall’altro rimarca, rivolgendosi ai sindacati, "quanto tenga a questo confronto e a questo dialogo", come già espresso nel corso delle consultazioni. Il Patto "inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali", sostiene, a sua volta, il ministro del dicastero, Brunetta. Un metodo apprezzato da tutti i sindacati, con la Cisl del neosegretario Luigi Sbarra che parla di "ritrovata concertazione".

In testa alla lista delle priorità il rinnovo del contratto del settore. La convocazione dei sindacati della categoria è fissata per domani "con l’obiettivo – insiste Brunetta – di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro".

Sul tavolo di confronto la riforma della Pa ed i rinnovi contrattuali 2019-2021, che interessano 3,2 milioni di dipendenti pubblici e prevedono un aumento medio a regime di circa 107 euro, considerando tutto il personale statale compresi i dirigenti, secondo i calcoli dell’Aran già elaborati sulla base delle risorse stanziate nelle relative tre leggi di Bilancio: risorse che ammontano a 1,1 miliardi per il 2019, 1,750 miliardi per il 2020 e 3,775 miliardi per il 2021.

L’altro capitolo-chiave dell’intesa, rilanciato dalla pandemia, riguarda lo smart working, nella prospettiva di superare la gestione emergenziale, che prevede il ricorso "semplificato" alla lavoro da casa, ovvero senza la necessità di un accordo. Per il futuro si guarda alla sua disciplina nell’ambito dei prossimi contratti 2019-2021: temi come il diritto alla disconnessione, la formazione specifica, la protezione dei dati personali.

Una cornice positiva, per i sindacati. "È un atto molto importante sia per i contenuti del Patto sia per il significato che ha", sottolinea il leader della Cgil, Maurizio Landini. "Imprimiamo una spinta partecipata alla ripartenza del Paese nel segno di una nuova concertazione e di un nuovo dialogo sociale da sostenere ed estendere a tutti gli ambiti delle riforme", sostiene Sbarra. "Investire nella Pa e garantire una Pubblica amministrazione efficiente è nell’interesse dei cittadini", sottolinea Pierpaolo Bombardieri, numero uno della Uil, rimarcando "la scelta del metodo e della coesione sociale" e l’avvio del "nuovo percorso di relazioni sindacali".