Venerdì 26 Aprile 2024

Sla, la moglie s'ammala e lui ipoteca la casa per finanziare la ricerca

Il commercialista di Benevento: "Non sono un eroe, mia moglie ora è morta, ma lo studio aiuterà gli altri". La storia è stata resa nota dalla dottoressa che dirige il centro di Novara

Ricerca scientifica, malattie rare, foto generica (iStock)

Ricerca scientifica, malattie rare, foto generica (iStock)

Novara, 4 dicembre 2019 - La moglie s'era ammalata di Sla alcuni anni fa. Sclerosi laterale amiotrofica, una diagnosi che non perdona. Ma lui, Lorenzo Capossela, commercialista di Benevento, non ha voluto darsi per vinto e ha lottato fino allo stremo per salvarla. Ha persino ipotecato la casa per contribuire a raccogliere i fondi per la ricerca ed è diventato così il principale finanziatore privato di un progetto sperimentale scoperto dall'altra parte dello Stivale, in quel di Novara. 

Lì lavora un'equipe che sta cercando di far partire una sperimentazione su un farmaco rivoluzionario, che nei test di laboratorio sembra in grado di rallentare la malattia. E proprio lì, nel Centro esperto Sla dell'azienda ospedaliero-universitaria di Novara diretto dalla dottoressa Letizia Mazzini, era in cura la moglie, che purtroppo è mancata nell'aprile scorso.

"Purtroppo mia moglie è morta di Sla"

Intervistato dall'Ansa, Lorenzo Capossela minimizza il suo grande gesto di generosità: "Non sono un eroe, ho semplicemente garantito ai finanziatori statunitensi che la compartecipazione dell'Italia ci sarebbe stata", spiega. E continua: "Ho solo fatto da garante, ero certo che i fondi, come poi è avvenuto, sarebbero stati trovati per uno studio di così grande valore". Poi una nota di profonda amarezza: "Purtroppo mia moglie non potrà trarne giovamento - racconta - ma se lo studio avrà successo, come spero, altri malati ne trarranno grandi benefici. La ricerca è l'unica strada per curare malattie come la Sla".

La molecola che rallenta la sclerosi laterale amiotrofica

Il progetto è finanziato con un milione di dollari da un'associazione statunitense, ma doveva essere co-finanziato dal Centro Sla di Novara e il commercialista di Benevento ha voluto dare il suo contributo. Il particolare è emerso oggi, nel corso di un incontro durante il quale la Fondazione Bpn ha confermato la terza tranche di un finanziamento di 150 mila euro complessivi al Centro Sla. 

"Senza l'aiuto della Fondazione e di questa persona - ha detto Letizia Mazzini, scienziata di fama internazionale - non avremmo potuto dare il via al progetto. La prima fase si è conclusa positivamente: la biomolecola RNS60 non crea alcun problema. La seconda, sulla sua efficacia, è in fase di completamento e nei prossimi mesi potremo esprimerci su dati precisi. Al momento possiamo solo dire che i pazienti cui è stata somministrata sono più che soddisfatti".

E' stata una decisione di famiglia (la coppia ha due figli), quella di raccogliere i fondi per far proseguire gli studi sull'eccezionale cura. E la somma ottenuta dall'ipoteca sulla casa è stata donata per intero al centro di ricerca novarese.  "Il nostro progetto - ha spiegato la dottoressa Mazzini - dopo quel gesto di generosità ha fatto molta strada: oggi collaboriamo con un centro di ricerca dell'università di Harvard e con l'associazione statunitense che sostiene la ricerca sulla Sla. E il sostegno della Fondazione BPN ci ha accompagnato fin qui". 

Finora sono 140 i pazienti sui quali è stata sperimentata la molecola. "Ovviamente - dice la studiosa - potremo esprimerci sui risultati solo alla fine del percorso, tra circa sei mesi. Posso dire che finora nessun paziente ha abbandonato la sperimentazione" . Alla Clinica Neurologica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria "Maggiore della Carità" di Novara arrivano ogni anno più di 200 nuovi casi provenienti da tutte le regioni italiane e da diversi Paesi europei.