Venerdì 26 Aprile 2024

Siamo in panne Si spera almeno nel colpo di reni

Marina

Terragni

Quando si eufemizza c’è sempre da sospettare. Il vecchio caro voltagabbana –mai disprezzare il buon senso popolare- quello che gira la mantella per cambiare truppa; che poi diventerà “responsabile”, una specie di excusatio non petita: non lo fo per piacer mio ma perché lo vuole Iddio; per approdare infine al “costruttore”: non basta più spostarsi nell’emiciclo, c’è da mettersi a lavorare con cemento e cazzuola. Lo fanno solo per il nostro bene. A occhio i prossimi saranno i “martiri”, disposti come gli shahīd al sacrificio della vita.

Non si contano i saggi storici e sociologici sul trasformismo italiano. Invasi a destra e a manca, dai vichinghi ai celti ai turchi, abbiamo dovuto imparare a cavarcela gesticolando per farci capire e cambiando giubba per minimizzare le rogne. In politica il frutto sarà maturo a fine ‘800 con i funambolici governi Depretis, che alla distanza possono forse sembrare meglio dei tripli carpiati di Razzi e Scilipoti.

E del resto con un premier "innamorato della politica" (copyright Goffredo Bettini) che caracolla tra Trump e Biden, tra sovranisti e europeisti, tra decreti Salvini e porti aperti, te la puoi prendere con un Ciampolillo-last minute?

Siamo, è vero, anche quelli del generale Della Rovere, della dignità e del riscatto in extremis. Del coraggio inaspettato. Del colpo di reni di fronte al baratro. Chissà. Crediamoci. E del resto che alternative abbiamo?