Giovedì 25 Aprile 2024

"Sediamoci e parliamone. Così faccio volare i manager"

Livio Varesi, da allenatore di volley a coach in azienda: facilito la crescita "In Illumia come sul campo, sprono le persone a liberare il loro potenziale"

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L’importanza di avere uno "sviluppatore di talenti". Una figura come Livio Varesi, un business ed executive coach che attraverso meeting di gruppo frontali con i dipendenti, consulenze specifiche e incontri mirati ’faccia-a-faccia’ – in cui Varesi ad esempio di fronte al cliente di riferimento individua con il dialogo dove e come migliorare l’approccio al lavoro e l’attitudine ai compiti in azienda – accresce le competenze aziendali e "facilita" i processi di crescita di gruppo e singoli. È puntando in modo permanente su questa figura, dall’aprile 2018, che Illumia – azienda bolognese specializzata nel settore energetico – con Livio Varesi ha aperto la strada alla declinazione aziendale del mental coach sportivo, quello che ad esempio ha contribuito nella preparazione di Marcell Jacobs, il fresco campione olimpico dei 100 metri.

Mental coach, business coach e life coach. Sono termini complicati da masticare.

"Diciamo che si tratta di diverse declinazioni della stessa materia, ossia la specializzazione nel migliorare la consapevolezza del proprio cliente. Le sfumature si riferiscono all’ambito in cui il cliente opera e in cui vuole migliorare rivolgendosi al coach".

All’interno di un’azienda come Illumia, cosa le viene richiesto?

"La mia funzione è potenziare il talento dei miei colleghi, dei manager ma non solo. Mi occupo di facilitare attraverso il contatto diretto e il dialogo, il riconoscimento nei valori aziendali e uno sviluppo sinergico consapevole. In Illumia ad esempio l’età media è di 33 anni, io di anni ne ho 55 e posso condividere con loro diverse strategie di approccio".

Rapporto e comunicazione, sono questi i suoi ambiti d’intervento?

"Non solo. Si tratta anche di essere anello di congiunzione fra vertici manageriali e risorse umane con i propri dipendenti, cercando di amplificare quelle qualità che l’azienda richiede e studiare strategie mirate per incrementare l’attitudine ai propri compiti, all’atteggiamento e così via".

Come è arrivato a questa professione?

"In passato sono stato un allenatore professionista di pallavolo, laureato in scienze motorie. E ho ben chiaro come nell’ambito sportivo e in quello aziendale il salto di qualità sia determinato non solo dagli aspetti tecnici, di cui io ora non mi occupo, ma anche e soprattutto da quelli mentali, dall’attitudine e da sane abitudini. Il ruolo del coach, in campo e in azienda è lo stesso in questo senso. Spronare l’atleta o il manager a liberare il potenziale, limando al massimo le interferenze".

A fronte di questi benefici perché la maggior parte delle aziende non assume in pianta stabile un business coach come lei?

"Illumia è stata pionieristica in questo senso. Puntando su una figura fissa per uno sviluppo organico. Per ora l’abitudine di tante aziende è di ricorrere a un business coach solo in casi specifici. Ma un lavoro quotidiano e integrato paga dividendi".

Cosa differenzia un mental coach da uno psicoterapeuta?

"Noi non lavoriamo sul passato, bensì sul presente e sul futuro. Siamo allenatori dell’atteggiamento".