Mercoledì 24 Aprile 2024

Scontro in aula Faccia a faccia col pm Renzi: "Non mi fido di te"

Al leader di IV contestata un’intervista. Lui: processatemi anche per questo. E sui giudici: "Difficile dar torto a Berlusconi...". Tutto rinviato di due mesi

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di Stefano Brogioni

L’atmosfera era già elettrica, come del resto lo è da quando Matteo Renzi ha dichiarato guerra ai magistrati di Firenze che, dopo aver mandato a giudizio i suoi genitori, vogliono processare anche lui per i presunti illeciti dei finanziamenti alla fondazione Open. E in aula, il duello ha perso il carattere metaforico e si è concretizzato in uno spigoloso faccia a faccia tra Luca Turco - il pm che ora occupa il piano più alto della procura fiorentina, già titolare delle indagini sull’ammiraglia di famiglia Eventi 6 o sui soldi dell’Unicef gestititi dal cognato del leader di Italia Viva - e il senatore imputato. Teatro del confronto-scontro, la capiente aula 28 del palazzo di giustizia che proprio Renzi, da sindaco, dieci anni or sono, ha inaugurato. Il giudice, Sara Farini, ha appena rinviato l’udienza di due mesi, come richiesto dai sostenitori dell’accusa alla luce della decisione della Consulta del giorno precedente, e ha abbandonato l’aula chiusa al pubblico e ai cronisti assiepati fuori, come ogni preliminare. Tra un arrivederci e l’altro, Turco e Renzi, accusatore e accusato, si ritrovano a contatto. Testimoni sono gli avvocati presenti, e l’altro pm che affianca Turco, Antonino Nastasi, pure lui finito sulle pagine de “Il Mostro“ appena dato alle stampe per i trascorsi a Siena e le indagini sulla morte di David Rossi.

"Il procuratore Luca Turco, iniziando un dibattito molto acceso, si è avvicinato al senatore Renzi visibilmente contrariato, mostrando l’intervista che il senatore ha rilasciato a La Stampa", ricostruisce una nota di Italia Viva. Al quotidiano torinese, Renzi ha detto quello che ha ripetuto anche prima di entrare in aula ieri mattina: "Un pm ha trattenuto una carta che non poteva trattenere e l’ha mandata in giro in Parlamento. Di voi magistrati non mi fido".

Così, racconta il suo entourage, Renzi gli risponde: "E adesso che fa? Mi processa anche per le mie interviste? Le ribadisco che io non mi fido di lei. Io ho rispettato la legge, lei non ha rispettato la sentenza della Corte di cassazione". Il confronto è durato una decina di minuti. Ogni tanto Nastasi da una parte, l’avvocato Bagattini dall’altra, invitano i due protagonisti a interrompere, specie quando i toni si fanno più accesi. La polizia giudiziaria filma.

Al termine, nessun commento della procura ("Faccio il processo", si limita a dire Turco), mentre Renzi rincara: "Se qualcuno pensa di minacciarmi o intimidirmi non mi conosce. Mi dispiace solo se questo stile arrogante viene utilizzato anche con imputati che non hanno la possibilità di difendersi come faccio io". Per affondare ancora il colpo qualche ora dopo presentendo ila nuova edizione del suo libro: "Difficile dar torto a Berlusconi quando dice di aver ricevuto attenzioni un po’ speciali dalle toghe. Il suo errore politico è stato risolvere questa dinamica con leggi ad personam che aggravavano il suo problema".

Renzi è arrivato in tribunale con in tasca la decisione della Corte costituzionale, che ha reputato ammissibile il ricorso del Senato sull’autorizzazione preventiva all’utilizzo delle sue conversazioni acquisite nell’ambito delle indagini sulla fondazione Open in cui il senatore è imputato assieme a Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Alberto Bianchi e Marco Carrai. L’ex premier ha annunciato nuove integrazioni delle denunce contro i pm a Genova e un question time al ministro della Giustizia Carlo Nordio, ma la procura va dritta per la sua strada: nei giorni scorsi, con una motivazione di oltre cento pagine, Turco e Nastasi hanno chiesto al gip un nuovo sequestro dei dispositivi che la Cassazione ha restituito a Carrai. Si torna in aula il 27 gennaio. E forse saranno ancora scintille.