Lunedì 20 Maggio 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Sciame sismico nei Campi Flegrei. Il vulcanologo: il suolo si alza: "Evacuare subito le case fatiscenti"

De Natale: "Non c’è tempo da perdere. Ho scritto al prefetto di Napoli, ma non ho ancora avuto risposta"

Gente in strada per lo sciame sismico nei Campi Flegrei

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Napoli, 5 ottobre 2023 – "L’avevo previsto e scritto già nel 2018, non fui ascoltato". Giuseppe De Natale, geologo e fisico di solida fama internazionale, dal 2013 al 2016 Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, coordinatore del progetto Campi Flegrei Deep Drilling Project, premio Sergey Soloviev 2018 dall’European Geosciences Union, e dirigente di Ricerca dell’Ingv, non nasconde la preoccupazione. "Innanzitutto – aggiunge – ci tengo a precisare che quanto dirò non rappresenta necessariamente la posizione ufficiale dell’Ente. Parlo come ricercatore che si occupa da 40 anni di questi argomenti". De Natale parla con noi mentre nei Campi Flegrei si è diffuso il panico, dopo la nuova scossa di magnitudo 4.0, che sembra far temere il peggio e tiene in ansia un milione di persone tra Pozzuoli e Napoli. Eppure, gran parte dei politici distribuisce camomilla. "Non è mia intenzione allarmare o tranquillizzare. L’importante, in un’emergenza come questa, è fare le azioni giuste, rapidamente".

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Quali sono queste azioni giuste?

"Intanto capire quello che sta succedendo. La sismicità dipende dal fatto che il sollevamento del suolo sta aumentando, nel porto di Pozzuoli dal 2006 a oggi è di 1,20 metri. La risalita è la spia che in profondità, tra zero e tre chilometri, c’è una sorgente di pressione, che può essere magma o acqua che si sta riscaldando, che spacca anche le rocce e, quindi, determina terremoti sempre più forti e frequenti. Cinque anni fa, quando la sismicità era bassissima, studiai questo meccanismo e avvisai i vertici dell’Ingv, predicendo che ci avviavamo a una situazione di sismicità uguale o superiore a quella del 1982-1984, il biennio del precedente grande bradisismo. Chiedevo che si avvertissero le autorità preposte per verificare a tappeto la vulnerabilità degli edifici, e consolidare i più fatiscenti. C’era all’epoca tutto il tempo".

Che cosa le risposero?

"Nessun riscontro, nessuna riposta. Allora la sismicità era molto bassa".

Poi che cosa ha fatto?

"Un anno e mezzo fa, quando i terremoti iniziavano a essere più forti e frequenti, reiterai il primo messaggio, sperando che si capisse in base all’evidenza".

Ancora muro di gomma?

"Sì, ancora silenzio. L’8 settembre c’è stato il sisma magnitudo 3.8: dieci giorni dopo ho mandato una Pec al prefetto di Napoli, ritenevo mio dovere avvisare direttamente l’autorità di governo, per la mia responsabilità di funzionario dello Stato. Il 27 settembre, c’è stato il terremoto di magnitudo 4.2 che è stato il più forte finora registrato nei Campi Flegrei da 40 anni a questa parte".

Che cosa aveva scritto al prefetto di Napoli?

"Che non c’era più tempo da perdere. Il mio suggerimento era di evacuare cautelativamente gli edifici nell’area di Solfatara-Agnano, dove avvengono i terremoti più forti, per verificare quali di essi fossero in grado di sopportare le future scosse, che potrebbero essere anche più intense di quelle di lunedì sera, quando c’è stato un sisma 4.0, o del 27 settembre. Molte di queste costruzioni sono adesso provate da anni di scosse". La risposta della prefettura? "Personalmente non ho ricevuto nulla. Ho letto sui giornali che la mia missiva sarebbe stata girata all’Ingv, che l’aveva già ricevuto cinque anni prima, e alla Protezione Civile".

Che cosa bisogna fare?

"Agire subito, senza creare allarmismi, controllare gli edifici ed evacuare quelli fatiscenti." Un’operazione complessa.

"È un’area densamente abitata, considerando il rischio vulcanico. Bisognerebbe diminuire la popolazione residente".

Si è incentivato più volte i residenti ad andar via, il risultato è stato deludente.

"Bisogna incentivare chi se ne va e disincentivare chi resta o torna, magari con alte tasse di soggiorno. E poi abbattere edifici o destinarli ad altri usi. Ripeto, qui si può lavorare, fare turismo e cultura; basta diminuire la popolazione residente. Dal Dopoguerra, quest’area e quella vesuviana, vocate al turismo, sono diventate dormitori alla periferia di Napoli".

Intanto già si potrebbero svuotare ed evacuare Rsa, ospedali e qualche scuola.

"Pensi che a fianco alla Solfatara, l’area a più alto rischio sismico, c’è una residenza per anziani".