Venerdì 26 Aprile 2024

Scacchi, il campione e lo sfidante: "Prevede le mie mosse, se parlo finisce male"

Il numero uno al mondo Carlsen ha lasciato l’ultima gara in polemica. L’avversario ha detto di aver imbrogliato in passato per salire in classifica

A sinistra Magnus Carlsen, 31 anni, norvegese, campione mondiale in carica dal 2013

A sinistra Magnus Carlsen, 31 anni, norvegese, campione mondiale in carica dal 2013

Non c’è la vita in palio fra gli scacchisti Magnus Carlsen – 31 anni, norvegese, considerato il più grande di ogni tempo in un calcolo che si chiama ‘elo’, che per due volte l’ha visto raggiungere quota 2882 – e Hans Moke Niemann – 19 anni, americano di origine danese, numero 49 del ranking mondiale –, ma entrambi cercano di difendere la loro reputazione. Il primo di vincente assoluto, il secondo di grande campione nonostante qualche imbroglio del passato (confessato). Insomma, non sono Antonius Block e la Morte della partita, icona ne "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman (1957), ma poco ci manca, soprattutto dopo le ultime furiose polemiche per due loro partite chiuse non proprio sportivamente.

Carlsen, per cui perdere è un dramma, è stato sconfitto due volte dal giovane rivale in pochi giorni: prima in un torneo dal vivo a St Louis, la Sinquefield Cup, e poi in uno on line, la Julius Baer Generation Cup. Nel primo caso ci sono volute 57 mosse per decidere la partita: ogni attacco col Bianco del campione del mondo (lo è dal 2013) vedeva la risposta magistrale del giovane rivale, che sembrava avesse studiato la partita a memoria riprendendo dal suo archivio mentale ogni incontro giocato dall’avversario che, sempre più nervoso, si alzava, stringeva la mano senza guardare in viso l’altro e lasciava il torneo e parecchie centinaia di migliaia di dollari. Dopo la partita è scoppiata la grana: "Se parlo finisco in grossi guai", ha detto Carlsen. Non è stato difficile a molti esperti interpretare questa frase con un’accusa di imbroglio rivolta all’americano.

Che la tensione fra i due fosse alta lo si è capito presto, quando Carlsen si è ritrovato di fronte Niemann, anche se al computer: ha giocato solo l’apertura e poi ha abbandonato con disprezzo, ovviamente perdendo la partita (ma alla fine ha vinto il remunerativo torneo). Il norvegese ha poi reiterato le accuse usando una metafora in un’intervista, quando gli è stato chiesto di chiarire il suo pensiero: "Purtroppo non posso pronunciarmi in merito, ma la gente può trarre le proprie conclusioni, e certamente l’ha già fatto. Devo dire che sono molto colpito dal gioco di Niemann e credo che il suo mentore Maxim Dlugy stia facendo un ottimo lavoro".

Dlugy, 56 anni, americano di origine russa, grande maestro ed ex presidente della Federazione Usa degli scacchi, ha abbadonato i tornei dopo varie accuse di avere barato. E ora non è più l’allenatore di Niemann. In tutto questo il giovane aspirante campione ha solo detto di essere orgoglioso della vittoria su Carlsen e, confessando di avere due volte truffato, ha però affermato che si tratta di "peccati del passato" ai quali non ha più ceduto, fatti solo "per scalare le classifiche e potersi confrontare con i migliori".

Ma com’è possibile barare di fronte a una scacchiera? Un computer da consultare in bagno, ad esempio? Il grande Vladimir Kramnik nella sfida mondiale contro il bulgaro Veselin Topalov (2006) si giustificò dicendo che i farmaci per l’artrite lo facevano urinare spesso. Ma chissà se non avesse così la possibilità di replicare alle mosse dell’avversario (il russo vinse la sfida conosciuta come il "toiletgate"). E proprio da un mini-computer nascosto in una tasca e manovrato addirittura con le dita dei piedi potrebbero essere venuti a Niemann quegli impulsi che dettano la risposta analizzando vari algoritmi.

Qualche cattivo sostiene che il diciannovenne possa usare un sex toy modificato che ispiri le sue mosse dall’ano… Fantasie? Carlsen non ha le prove, sennò le avrebbe già utilizzate. La Federazione internazionale degli scacchi ha dichiarato "tolleranza zero" per combattere i furbetti del pedone.