Martedì 30 Aprile 2024

Uccisa a Teheran la ragazza con la coda, simbolo delle proteste

Hadis Najafi aveva 20 anni: raggiunta da sei proiettili al viso e al petto. Virale il video in cui si lega i capelli prima di manifestare a volto scoperto. I Pasdaran cercano anche il 'Maradona d’Asia': sta con l’opposizione

Migration

Ha pagato con la vita un semplice gesto, comune a tante ragazze: legarsi i capelli con l’elastico. Le immagini di lei di spalle, nel buio della sera, con quei capelli biondi annodati a coda di cavallo dietro la testa, erano diventate virali sui social e ’molto fastidiose’ per gli ayatollah. Fino a sabato sera era scesa in strada così, a volto scoperto nonostante in Iran il velo sia obbligatorio. Sfidava il regime e la repressione violenta, lei orgogliosa e impavida con altre decine di coetanee, dopo la morte di Mahsa Amini la 22enne deceduta in una caserma della polizia morale dove era stata portata con l’accusa di indossare, appunto, male il velo. Aveva appena 20 anni la nuova martire delle donne iraniane che inseguono sogni di libertà: si chiamava Hadis Najafi ed è stata crivellata di proiettili nella città di Karaj.

La notizia della morte è stata data dalla famiglia. Sul web sono state fatte circolare le immagini del funerale della ragazza. Chi ha aperto il fuoco contro di lei non ha avuto pietà, puntando a sfigurare Hadis Najafi oltre che a ucciderla. I colpi l’hanno raggiunta al viso, al collo, al petto. Un massacro, come a voler cancellare quel volto che era diventato simbolo della protesta delle iraniane. Il volto di una ragazza bella e sorridente, piena di coraggio, come si vede nelle foto e nei video che circolano sulla rete. Una giovane che non aveva paura di urlare la rabbia contro il regime, per la morte della 22enne Mahsa, l’imposizione obbligatoria del velo e tutte le altre privazioni che le donne iraniane devono subire.

E mentre il numero dei morti continua a crescere (sono già oltre 50), seguito da centinaia e centinaia di arresti, la protesta delle donne iraniane, in corso da una settimana, sta ormai ricevendo appoggio internazionale da più parti. "Per la Ue e i suoi Stati membri, l’uso diffuso e sproporzionato della forza contro manifestanti non violenti è ingiustificabile e inaccettabile" ha dichiarato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell. "L’Ue – ha aggiunto – valuterà tutte le opzioni a sua disposizione in vista del prossimo Consiglio Affari esteri, per affrontare l’uccisione di Mahsa Amini e il modo in cui le forze di sicurezza iraniane hanno risposto alle manifestazioni che ne sono seguite". Ultimo in ordine di tempo il consigliere nazionale per la Casa Bianca, Jake Sullivan: "Gli Usa sono accanto agli iraniani che chiedono un futuro migliore". Ma Teheran non vuole intromissioni e ha già convocato gli ambasciatori di Gran Bretagna e Norvegia per chiedere conto di quelle che considera "interferenze in affari interni". La magistratura iraniana, inoltre, alza il tiro con il capo e ultraconservatore Gholamhossein Mohseni Ejei: "Nessuna indulgenza nei confronti delle proteste". Una dichiarazione in linea con quanto aveva già messo in chiaro il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi, che ha chiesto alle forze dell’ordine di agire "con fermezza" contro i dimostranti, aizzati a suo dire dagli occidentali.

E a rischiare adesso, colpevole secondo le autorità di essersi schierato con le donne che protestano contro il velo, c’è anche l’ex calciatore Ali Karimi, oggi 46enne, il ’Maradona d’Asia’. Uno dei più forti giocatori asiatici di tutti i tempi, che ha militato anche in club europei prestigiosi come il Bayern Monaco. I Pasdaran gli stanno dando la caccia. L’agenzia di stampa Fars, collegata alle Guardie della Rivoluzione (Irgc), lo ha definito "il nuovo leader dell’opposizione". Karimi, oggi allenatore, è stato tra i primi personaggi pubblici ad addossare la responsabilità della morte di Mahsa Amini alla polizia morale, dicendo ai suoi follower di credere alla versione della famiglia secondo cui è morta per le ferite riportate perché picchiata per non aver indossato correttamente l’hijab. Da allora, l’ex attaccante ha dedicato i suoi canali social a incoraggiare la rivolta. A favore delle dimostranti si è esposto anche Asghar Farhadi, regista premio Oscar, chiedendo agli intellettuali e agli artisti di tutto il mondo di appoggiare le ragazze: "Le ho viste da vicino queste notti – ha dichiarato in un video –. Sono molto giovani, la maggior parte di loro ha tra i 17 e i 20 anni". E le notti delle donne iraniane per i diritti e la libertà, sono ancora troppo lunghe.