Martedì 8 Ottobre 2024

San Martino, la poesia. Testo e curiosità

"Finito ore 3", scrisse Giosuè Carducci. Era l'8 dicembre 1883 e la poesia non si chiamava 'San Martino'

Giosuè Carducci

Giosuè Carducci

Roma, 11 novembre 2016 - "La nebbia a gl'irti colli". Non c'è infanzia senza la poesia di San Martino. Quei versi ripetuti allo sfinimento, inculcati nelle memorie dei bambini di generazione in generazione, possono essere paraganati, parafrasando, a un battesimo didattico. Dolce e ritmato, quasi una coccola. Il testo di Giosuè Carducci è uno dei primi che, solitamente, viene fatto imparare alle scuole elementari. E che resiste alle sacrosante rivoluzioni della didattica, al trionfo dell'apprendimento emotivo sulla meccanica immaganizzazione di concetti. Carducci, toscano di nascita ma bolognese d'adozione, verga la poesia l'8 dicembre 1883 ("Finito ore 3 pomeridiane", firma nel testo autografo con titolo 'Autunno') e la inserisce nella raccolta di liriche 'Rime Nuove'. Nel supplemento Natale e Capo d'anno dell'Illustrazione Italiana del dicembre 1883 il componimento viene chiamato 'San Martino'. Il titolo definitivo viene così inserito nelle Rime nuove. Secondo alcuni studiosi, il poeta risorgimentale, primo italiano a vincere il Nobel per la Letteratura nel 1906, si sarebbe ispirato nella stesura a una lirica di Ippolito Nievo, vergata 25 anni prima di San Martino. La poesia di Nievo contiene alcuni termini (nebbia, colli, mare, pensieri, uccelli, vespero, rosseggiare, ecc.) e immagini che riecheggiano insistentemente nel testo di Carducci. Curiosità: Fiorello, negli anni '90, ha giocato con Carducci, musicando il brano in una canzone di discreto successo. 

Ecco il testo della Poesia di San Martino

"La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor dei vini l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando sta il cacciator fischiando su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi stormi d'uccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar".