Venerdì 26 Aprile 2024

Salvini-Berlusconi, avanti tutta "In settimana si chiude l’accordo"

Il Capitano ha fretta, non vuole che il Cavaliere ci ripensi e dia ascolto agli azzurri ancora contrari. Gelmini e Carfagna le più arrabbiate, ma non lasceranno FI. I sondaggi per adesso non sono positivi

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Salvini ha fretta di chiudere: "Facciamo un incontro dei gruppi parlamentari del centrodestra a metà della prossima settimana". Passo importante, pur se non decisivo, verso la federazione. Il capo leghista teme che Berlusconi non regga la spinta contraria dei suoi e, come spesso gli accade, cambi posizione: di qui l’ennesima telefonata per tentare di dissipare dubbi e perplessità. Sa che l’alleato deve fare i conti con la resistenza dentro Forza Italia. E, all’esterno, se la deve vedere con l’ostilità di Coraggio Italia: è concreto il rischio che questo partito diventi un polo attrattivo per gli azzurri scontenti.

Qualche uscita, l’ex premier l’ha messa nel conto, anche perché molti forzisti sono consapevoli di non avere alcuna possibilità di rientrare in Parlamento sotto i vessilli di Arcore, e sono pronti a tentare la carta Toti-Brugnaro. Difficile, però, che a levare le tende siano dirigenti di peso come le due ministre. Certo, Mariastella Gelmini ribadisce la sua totale contrarietà: "Il ruolo delle varie componenti del centrodestra che si candida a vincere non va annacquato in una federazione". Con gli intimi, si dice sicura di riuscire a convincere il Cavaliere a ripensarci, e Mara Carfagna si oppone anche più fermamente.

Ma di qui ad abbandonare Forza Italia ce ne passa, e probabilmente per le due, l’essenziale è la garanzia che non si stia correndo verso il partito unico. Sul punto, del resto, il fronte azzurro è quasi unanime, tanto più che i sondaggi commissionati già qualche giorno fa da Porta a porta segnalano che il risultato di un simbolo unico sarebbe più basso (25%) della somma dei simboli separati (28,5%).

"Escludo che Berlusconi intenda consegnare a Salvini le chiavi della casa che ha costruito mattone dopo mattone", scrive su Twitter il senatore Cangini. In questo quadro, si capisce perché il leader leghista abbia fatto filtrare il contenuto del colloquio telefonico: "Nessuna annessione, tutti i protagonisti della federazione avranno pari dignità".

Lo conferma il numero due forzista, Tajani, che non è contrario all’ipotesi, però frena sui tempi: un modo come un altro per alzare il prezzo. "C’è stato un primo confronto, continueremo a discutere". L’ex premier e i suoi sanno perfettamente che Salvini ora ha bisogno di loro più di quanto loro non abbiano bisogno del capo leghista, e intendono sfruttare la fase propizia. La disponibilità all’accordo c’è, ma i termini vanno definiti. E il prezzo non potrà limitarsi a una carica di facciata, come la nomina di Berlusconi a presidente onorario. Al capo del Carroccio, in effetti, la federazione assicurerebbe molti vantaggi: certo non sarebbe un partito unico ma neppure, come sostiene chi minimizza l’operazione tra gli azzurri, un semplice impegno a definire una linea comune prima dei vertici di maggioranza.

Come leader di fatto della federazione, Salvini potrebbe contare su una posizione, anche nei sondaggi, molto più solida e difficilmente scalabile per Giorgia Meloni. Inoltre il patto federativo con un partito che fa parte del Ppe costituirebbe una garanzia a Bruxelles senza la quale Palazzo Chigi è destinato a restare un miraggio. Anche Berlusconi troverebbe nella federazione i suoi benefici: prima di tutto per le sue aziende. Poi, perché se il ruolo azzurro uscirà parificato o quasi a quello leghista, avrà più voce in capitolo che non come leader di un partito in fase di dissolvimento. Non si può escludere, come sussurra più d’uno nel cerchio stretto, che un pensierino sulla presidenza della Repubblica l’abbia fatto, nonostante si tratti di un sogno proibito. Insomma, la federazione – pur se sotto l’incudine di una contrattazione e dunque ancora incerta – è un orizzonte reale, il partito unico, almeno per ora, no.

Antonella Coppari