Mercoledì 24 Aprile 2024

Rigida in Europa, morbida con Mosca Crolla il mito Merkel: non fu vera gloria

L’invasione dell’Ucraina svela gli errori dell’ex cancelliera. In Germania è messa sotto accusa anche dai suoi fedelissimi

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di Davide

Nitrosi

"L’ostinata insistenza della Germania nell’impegnarsi con Putin di fronte alla sua prolungata aggressione è stato un errore catastrofico che varrà alla Merkel un posto nel pantheon dell’ingenuità politica al fianco di Neville Chamberlain". E ancora. "Mi sbagliavo, ci sbagliavamo tutti". Buongiorno Berlino, buongiorno Europa. L’uomo che ha pronunciato queste parole pochi giorni fa non è il peggior nemico di Frau Angela, ma il suo ex fidatissimo ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble: è davvero finita l’era Merkel.

Dopo l’aggressione dell’Ucraina, la Germania è sotto choc. Non solo per gli orrori di Bucha o Mariupol, ma perché ha capito che il rapporto con Putin è stato non solo un grande errore strategico, ma ha generato il mostro che minaccia l’Europa. Fino a gennaio si poteva disquisire sulle altre responsabilità storiche di Angela Merkel: l’ostinato no agli eurobond, lo strangolamento della Grecia, sacrificata a ragioni di politica interna con ripercussioni su tutti noi... Ora il giudizio è ancora più impietoso. La realpolitik, la scelta di chiudere in pratica gli occhi di fronte all’annessione della Crimea nel 2014 e agli interventi crudeli nel Caucaso, in Georgia, Siria e in altri Paesi dell’Asia post sovietica, hanno avuto lo stesso effetto degli accordi di Monaco con Hitler nel ’38. Un via libera all’espansionismo militare di Mosca. Con l’aggravante di essersi stretti attorno al collo il cappio del gas, che ingrassa il regime di Putin. Ma è stato errore o strategia consapevole?

Lo schiaffo di Zelensky al presidente tedesco Steinmeier ("Non venga a Kiev") deriva dal fatto che la conversione anti Putin è tardiva. Steinmeier ha chiesto che lo zar sia giudicato all’Aja, ma quando era ministro degli Esteri con Frau Angela si oppose all’ingresso di Kiev nella Nato. E così fece la Cancelliera, che nei giorni scorsi ha ribadito di essere convinta ancora di quella scelta. L’8 aprile, la Merkel era ospite della Comunità di Sant’Egidio a Roma per parlare di pace. Gli ucraini le contestano di non avere ancora pronunciato con nettezza una condanna di Putin, uomo con cui lei parlava russo, imparato nella Germania comunista. Giusto discettare di pace, ma come la si ottiene? L’erede della democristiana Merkel, il socialdemocratico Scholz, frena sull’invio delle armi a Kiev.

"Accampa scuse, ma l’industria militare tedesca ha detto, smentendolo, che sarebbe pronta e l’85% di tedeschi è a favore", spiega Udo Gumpel, decano dei corrispondenti tedeschi in Italia. Scholz continua la politica merkeliana (d’altronde hanno governato insieme per anni), ma adesso è all’angolo. "È emerso – continua Gumpel – che lo staff della governatrice del Meclemburgo-Pomerania, la Spd Manuela Schwesig, che ha una fondazione finanziata da Mosca, avrebbero ricevuto mail dalla sede svizzera di Gazprom con ordini su come aggirare le sanzioni americane. Scholz è in totale imbarazzo per questo". Morale? "Dopo la guerra, il giudizio sulla Merkel è drammaticamente cambiato, lei ha perso sex appeal, è una figura ammaccata, ma oggi è il governo Scholz che fa di tutto per evitare di inviare armi all’Ucraina. Ed è imbarazzante".

Per il politologo Thomas Christiansen è "imbarazzante" anche il fatto che "una potenza economica come la Germania non sia in grado di cambiare direzione" sulle sanzioni, continuando a opporsi allo stop del gas russo. "Però la Merkel non era amica di Putin – continua il docente, che insegna Politiche europee alla Luiss di Roma – Ha proseguito la politica pacifista della Germania post bellica, ha pensato che diplomazia e commercio potessero cambiare anche Paesi come la Russia, la Cina e la Turchia. Solo oggi sappiamo che con Putin era sbagliato. Però bisognerebbe vedere gli effetti delle sanzioni sul gas, se ci fossero. Noi siamo dipendenti dal gas, ma i russi sono dipendenti dal nostro mercato. Se crollasse l’economia di Mosca, si potrebbe fermare la guerra?".

Sarà la storia insomma a dare il giudizio finale. Certo, al momento, la stella è caduta. Politico Europa, giornale internazionale con sede a Bruxelles, ha pubblicato un articolo dal titolo “Gli utili idioti tedeschi di Putin“, infilando nel mazzo l’ex leader della Cdu. E la tedesca Welt ha messo in fila le colpe filo Mosca di Steinmeier e l’incapacità dei governi Merkel di leggere i campanelli d’allarme, come l’attacco di hacker russi al Bundestag nel 2015 e l’omicidio di un ex miliziano georgiano in pieno giorno a Berlino. "Durante un discorso in Germania – ricorda Gumpel – Putin disse che voleva ricreare la grande Russia, ma nessuno gli credette. Non faceva propaganda, parlava sul serio". Forse non erano amici di Putin, ma a Berlino hanno fatto di tutto per evitare di vedere.