Mercoledì 24 Aprile 2024

Ricreata la voce dello chef Bourdain L’ira della famiglia: un oltraggio

Polemica per il film sulla star della cucina morta nel 2018: le sue parole riprodotte con l’intelligenza artificiale

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di Silvia Gigli

Anthony Bourdain, il celeberrimo chef e personaggio televisivo noto in tutto il mondo per il suo stile ironico e pungente, non è più tra noi da tre anni. Si tolse la vita a 61 anni, l’8 giugno 2018, in un hotel di Kaisersberg, in Alsazia, mentre stava registrando per la CNN una delle puntate del suo famosissimo Parts Unknown (Cucine segrete).

Adesso un film documentario diretto da Morgan Neville riaccende la mai sopita attenzione verso la sua figura soprattutto per l’uso, a detta di molti spregiudicato, dell’intelligenza artificiale per riprodurre la sua voce. Roadrunner: a film about Anthony Bourdain offre uno sguardo intimo sulla sua vita e la morte, la fama, la carriera e la ricerca della felicità e si produce anche in una spericolata operazione ai limiti dell’etica, per far dire a Bourdain frasi che non ha mai pronunciato. Certo, l’effetto è notevole ma anche inquietante. In un’intervista al New Yorker, Neville ha spiegato di aver contattato una società di software alla quale ha fornito una dozzina di ore di registrazioni per creare un modello “AI“ della voce di Bourdain.

Nel film lo chef scrive una mail ad un amico e gli spettatori sentono la sua voce dire: "La mia vita è una specie di merda ora. Tu hai successo e io ho successo e mi chiedo: sei felice?". Ma è l’intelligenza artificiale a parlare. Il regista commenta soddisfatto: "Se guardi il film forse non saprai mai quali sono le altre battute pronunciate dall’Intelligenza artificiale". Del resto per lui è una tecnica come un’altra di “narrazione moderna”. Di tutt’altro avviso i critici cinematografici e l’ex moglie di Bourdain, Ottavia Busia, che ha commentato l’operazione con un tweet polemico: "Non sono stata certo io quella che ha detto che Tony sarebbe stato d’accordo con questo".

Anche Sean Burns, critico cinematografico della radio Wbur di Boston, è sul piede di guerra: "Quando ho scritto la mia recensione non sapevo che avessero usato un’intelligenza artificiale per falsificare la voce di Anthony". Sebbene il regista continui a sostenere che non c’è stato alcun tipo di manipolazione del pensiero di Bourdain, questa vicenda ha sollevato interrogativi sulla crescente tendenza a mescolare verità e fantasia.

Sia come sia, Roadrunner, uscito nelle sale Usa il 16 luglio scorso, si tuffa in profondità nell’enigma Bourdain. Ancora ci si chiede quale oscurità lo abbia risucchiato quella notte in Alsazia. Molti suoi amici hanno visto il film in anteprima. Il critico di The Hollywood Reporter, Daniel Fienberg, lo ha definito: "più vicino al centro di una ferita".

Nel documentario si solleva anche la questione se non sia stata data troppa colpa ad Asia Argento, all’epoca dei fatti fidanzata con Bourdain. È stata messa in croce per una sua presunta infedeltà, sebbene lei abbia spiegato che la loro era una relazione aperta. Asia, però, non è mai stata contattata dal regista di Roadrunner. Il motivo? "Abbiamo scoperto che, più aprivamo la porta, più profonda era la complessità del film". Certo, si tratta di un’omissione singolare. La versione di Asia avrebbe potuto far luce su tanti punti ancora oscuri della vita e della morte dello chef giramondo.