Venerdì 26 Aprile 2024

Emergenza movida, "riconoscimento facciale nella mia discoteca"

A Jesolo 50 telecamere per scovare violenti e pusher. "Volti dei clienti allo scanner" Io ballo in trincea - di VIVIANA PONCHIA

Il titolare del locale Luciano Pareschi

Il titolare del locale Luciano Pareschi

Jesolo, 20 luglio 2018 - L’intelligenza artificiale irrompe in discoteca. La svolta sulla sicurezza e la caccia ai balordi della movida parte da Jesolo, nel litorale veneto, dove ieri sera ha esordito il super sistema di videocamere per il riconoscimento facciale del Vanilla club. Un maxi progetto futuristico con 50 telecamere – guidate da un software capace di trovare un volto anonimo tra migliaia di persone ammassate – a fare da guardiani alla pista da ballo. Un importante giro di vite, operato dal titolare del locale Luciano Pareschi in collaborazione con Huawei, contro lo sballo estremo.

Pareschi, come funziona il nuovo sistema di controllo?

"Siamo stati tra i primi a chiedere i documenit all’entrata, con un dispositivo che verifica l’autentiticità. Vogliamo sapere se uno è maggiorenne, poi chiediamo che ci parli per capire se ha bevuto o si è drogato. Nel mio locale non voglio droga".

E le telecamere?

"Ogni cliente viene scannerizzato in automatico dalla telecamera all’entrata, attraverso una mappatura del 30% che può arrivare all’80% nel caso sia necessario approfondire la precisione per trovare un soggetto. Non è una fotografia e l’immagine registrata non è abbinata a nessun nome, per questioni di privacy. Così, se qualcuno si comporta male nel locale, molesta una ragazza o dà un pugno in faccia a un altro o compie un furto, andiamo a vedere i filmati e troviamo il responsabile. Il software è in grado di segnalarci situazioni anomale anche da solo".

E se quel soggetto si ripresenta dopo un anno?

"Il software lo scheda come ‘non gradito’ e in futuro sarà in grado di riconoscerlo: è una specie di Daspo che diamo noi".

Se qualcuno si rifiuta di fornire documenti e passare sotto la telecamera?

"Non entra nel locale".

Basterà questo come deterrente per chi va in discoteca per fare danni?

"L’imbecille di turno ci penserà un po’ prima di commettere reati. Io chiedo alle forze dell’ordine: datemi un database dei malavitosi e io li riconosco subito, così non li faccio entrare. Ma non posso chiedere la fedina penale a tutti. E poi, perché in posti sicuri dove vengono i nostri figli a ballare non c’è mai un’auto della polizia con lampeggianti accesi?".

Quanto costa un investimento del genere?

"Stiamo ancora valutando la spesa, perché ci allargheremo per nuovi progetti. Comunque si parla di centinaia di migliaia di euro".

Con l’entrata in campo dell’intelligenza artificiale ha dovuto lasciare a casa qualche dipendente?

"Assolutamente no, non cambia nulla".

Cosa l’ha spinta a questa scelta?

"Un mese fa un gruppo di malavitosi ha tentato di forzare gli ingressi per entrare e la sicurezza era intimorita. Mi hanno minacciato di morte e uno mi ha detto: se l’anno scorso hai chiuso per 15 giorni, ora ti faccio chiudere per un mese".

Quei quindici giorni di chiusura forzata vennero deciso dal questore di Venezia dopo l’aggressione al 24enne Daniele Bariletti, mandato in coma per diversi mesi con un pugno da un 35enne. Dedica a quella vittima il suo sforzo per la sicurezza?

"Certo, perché fatti del genere non accadono più. Per quell’episodio dal 18 agosto ho chiuso, ma i dipendenti gli ho pagati lo stesso e ho finito l’estate in perdita".

Questo Grande Fratello non mette a repentaglio la privacy delle persone, soprattutto minorenni?

"No, perché si parla di tratti somatici e non c’è alcun nome collegato alle immagini registrate".

Non ha paura che così venga meno gente al Vanilla?

"No, vogliamo persone che vengono per divertirsi, ballare e fare conoscenza. Non sballati".