Venerdì 26 Aprile 2024

Resta la virtù di un’Italia che non tornerà

Leo

Turrini

Appartengo anche io alla generazione cresciuta a pane e 90° Minuto. Aspettavamo le sei della domenica pomeriggio come un rito pagano, il Natale del gol. Addirittura sulle colonne de “Il Giorno”, negli anni Ottanta, usciva una rubrica con le pagelle dei bomber al servizio del ct Paolo Valenti: voto 4 a Cotechino Castellotti, sufficienza piena a “Macello” Giannini da Firenze, perplessità sulla prestazione di Bisteccone Galeazzi... Era bello? Di più, era bellissimo. Riconoscersi in quei volti era una sorta di immedesimazione collettiva, talvolta ingenerosa: le critiche si sprecavano nei confronti di mezzibusti Rai costretti a lavorare in tempi strettissimi e con tecnologie certo non irresistibili.

E qui arriviamo al punto. Il 90° Minuto dell’era gloriosa testimoniava l’esistenza di una Italia che non c’è più. L’Italia delle partite in programma tutte alla stessa ora, dalla Terza Categoria alla serie A. L’Italia per la quale Riva, Rivera, Mazzola, Causio, Chinaglia erano, fino alla sigla di Novantesimo, giusto l’eco di un urlo radiofonico di Enrico Ameri e di Sandro Ciotti.

Le cose, come le persone, cambiano. Da più di vent’anni, in casa o al bar, vediamo tutto in diretta. È meglio, adesso? Ah, questo lo scopriremo solo morendo di overdose da video. Ma non dobbiamo rifiutare il presente: lo smart working, per dire, ha contribuito ad attenuare la pandemia e Paolo Valenti certo non poteva permetterselo, con il mitico Tonino Carino e il funambolico Luigi Necco.

Ps. 90° Minuto continua ad andare in onda: un omaggio alla virtù di un mondo che non tornerà.