Venerdì 26 Aprile 2024

Qui San Siro: dai vip alla guerriglia. Viaggio nella banlieue dei rapper

Milano, il reportage dall’ex quartiere esclusivo. Dopo la violenza in strada, indagati Neima Ezza e Baby Gang

Degrado nel quartiere San Siro a Milano

Degrado nel quartiere San Siro a Milano

La chiamano la strada dei calciatori: corre tra il parco di Trenno e lo stadio, ci abitano (o ci hanno abitato) giocatori di Inter e Milan e lì un attico costa più di un milione di euro. Si chiama via Pinerolo e finisce dietro una curva dove inizia via Ippodromo, altra dimora privilegiata dei vip. Quattro minuti in auto, passando di fianco al Meazza, ed eccoci in piazzale Selinunte. La distanza è brevissima, il quartiere è lo stesso, ma sarebbe davvero complicato accostare due universi più antipodici. Da una parte le dimore extra lusso. Dall’altra le case popolari fatiscenti e martoriate da abusivi e degrado. Da una parte la tranquillità garantita da cancelli, giardini iper curati e videosorveglianza. Dall’altra i pusher agli angoli, l’inascoltata esasperazione degli onesti e sacchi di immondizia abbandonati nelle aiuole.

È proprio lì, nella San Siro dimenticata, che sabato scorso il trapper diciannovenne Neima Ezza, che racconta a modo suo l’ambiente in cui è cresciuto (con centinaia di migliaia di visualizzazioni sui social), ha dato appuntamento ai follower per partecipare a un videoclip: si sono presentati in 300 e hanno cominciato a saltare e ballare sulle auto. "Oh, se arrivano gli sbirri, nessuno scappa", il grido di battaglia di un altro artista appena maggiorenne che si fa chiamare Baby Gang e che in un’intervista su Youtube ha detto di aver trascorso le ultime estati "o in galera o in comunità". Gli "sbirri" sono arrivati, in forze, e i ragazzini sono fuggiti. Poi, però, si sono ricompattati, ed è partito un lancio di sassi, bastoni e bottiglie contro gli agenti: ci sono voluti i lacrimogeni per disperdere la folla in rivolta. Ieri all’alba sono scattate le perquisizioni: in 13, a cominciare da Ezza e Baby Gang, sono stati indagati per manifestazione non preavvisata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il quattordicesimo è Kazir "Zefe" Siffedine, arrivato apposta da Novara nonostante i divieti di spostamento e un obbligo di dimora per una rissa scatenata lo scorso 27 settembre: è stato immortalato con un machete in pugno.

Una guerriglia urbana che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme. Un’esplosione di violenza che il questore Giuseppe Petronzi non ha esitato a definire "preoccupante", pur precisando di non voler "criminalizzare la musica". Un segnale che evidentemente richiede risposte urgenti che vadano al di là delle indagini delle forze dell’ordine e che prevedano innanzitutto, come chiedono da anni i comitati di quartiere, una maxi operazione di sgombero degli occupanti illegali (il 30% di media negli stabili di proprietà dell’Aler, la società della Regione che si occupa di edilizia popolare), a togliere terreno alla criminalità.

Non c’è via che non sia legata a un episodio di cronaca: via Ricciarelli, drammaticamente nota perché al civico 22 ci viveva il bimbo di 2 anni ucciso di botte dal padre dopo una serie di indicibili sevizie; via Civitali, dove un’impresa di ristrutturazione ha rischiato di fallire perché gli abusivi hanno rinviato per mesi l’inizio dei lavori; via Gigante, dove la notte di Capodanno una lite è finita con un ragazzo ferito alla nuca da un colpo di pistola; via Preneste, dove gli ispettori Aler sono stati aggrediti più volte da chi non voleva lasciare gli alloggi invasi senza averne diritto. Da lì non si riesce nemmeno a vedere il Meazza: "San Siro imperiale, ma mica lo stadio", per dirla con Ezza.

Da lì i rendering che fanno immaginare un nuovo impianto ultramoderno diventano cartoline sbiadite. Da lì la strada verso il riscatto somiglia a una scalata all’Everest, con una generazione di adolescenti che segue "come un soldato" i versi del trapper che si paragona a Ibrahimovic e che in lui celebra uno che ce l’ha fatta. Da lì lo skyline di CityLife pare un miraggio, anche se a piedi basta un quarto d’ora per guardarlo con il naso all’insù. E in effetti qualcuno di recente ha percorso quella strada avanti e indietro: i quattro quindicenni messi in comunità per aver rapinato almeno sei coetanei all’ombra dei grattacieli, scimmiottando Gomorra per macinare like. Due di loro sono stati denunciati pure per la guerriglia di piazzale Selinunte, come in un gioco dell’oca in cui si torna sempre al punto di partenza. Con una regola non scritta: le due San Siro non si incontrano mai.