Mercoledì 24 Aprile 2024

Quelli che... si mangia bene solo sul posto

Giorgio

Comaschi

Il mondo è tutto un "quelli che…". Dalla famosa canzone di Jannacci e Beppe Viola in qua. Ci sono quelli che dicono sempre una certa cosa o che ne fanno un’altra ripetitiva. Per esempio quelli che dicono che le cose vanno mangiate sul posto. "Tu la ribollita la devi mangiare a Firenze. Inutile che te la porti via se stai a Bologna. Se la mangi a Bologna è più cattiva". E poi ancora: "La caponata a Palermo è più buona, c’è poco da fare. Se la mangi a Cuneo, da uno che non la sa fare, per forza è più cattiva che a Palermo". Qualcuno tira fuori una questione di aria, di ambiente. Come quelli che dicono che il caffè a Napoli è più buono e aggiungono: "Lo sapete perché?". "No", rispondono tutti. "Semplice. È l’acqua!". Ma siamo sicuri? Che acqua c’è a Napoli che non c’è a Roma o a Montevarchi? Altro esempio: "Il prosciutto iberico lo devi mangiare in Spagna. Se lo porti in Italia perde gusto". Grazie. Fa migliaia di chilometri, insaccato, incellofanato, sotto vuoto e per forza quando l’apri qualcosa perde. Chiaro che tagliato fresco in una bottega di Madrid è un altra roba.

C’è anche molta suggestione. Porta la pajata da una trattoria di Trastevere, dove l’hai gustata nell’atmosfera fra gli "aò aò" del gestore, e portala in un cortile condominiale della periferia di Bologna, poi mangiala. "Mmmm... è meglio mangiata a Roma". Per forza. E non è tanto una questione di molecole, come gli astronauti che quando assaggiano, a terra, (me lo disse Vittori) un pezzo di parmigiano da portare, è buonissimo, poi mangiato nello spazio lo sputano rabbrividendo perché ha completamente un altro sapore, quasi disgustoso. "Ah no, la mortadella la devi mangiare a Bologna, sennò non è buona". Ovvio. Appena tagliata, in bottega, è fantastica. Incartata, sudata, pressata e sballottata da un viaggio, è chiaro che è un’altra cosa. E poi… quelli che: "Il pesce appena pescato è più buono!". Ma vè. Quelli che… grazie della scoperta.