Venerdì 26 Aprile 2024

Putin chiama il generale senza pietà La sua strategia? Fare terra bruciata

Dvornikov comandante unico, ha guidato i russi in Siria e Cecenia. Deve prendere almeno il Donbass

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di Alessandro

Farruggia

Il generalissimo Alexander Dvornikov, classe 1961, è chiamato a ’salvare’ l’invasione russa, conquistando almeno il Donbass e confermando una strategia di attacco che punta a terrorizzare la popolazione. Perché le stragi di civili non sono certo una sorpresa: è quello a cui ci ha abituato l’esercito russo dalla Cecenia alla Siria. Tra gli esecutori della ’tecnica Grozny’, di fare terra bruciata delle città, comandante dell’intervento militare russo in Siria per il quale è stato insignito del titolo di ’eroe delle Federazione russa’, il generalissimo è agli occhi del Cremlino come il Mr Wolf di Pulp Fiction: risolve problemi. E che ve ne sia bisogno è indubbio.

"I russi – osserva l’analista Piero Batacchi della Rivista Italiana Difesa – hanno fatto una campagna militare che ha denotato delle forti deficienze a livello di pianificazione tattico-strategica e di coordinamento delle operazioni. Il ritiro dal Nord dell’Ucraina è frutto di una realistica valutazione della situazione sul campo: si sono resi conto che non avevano la forza sufficiente per sfondare". "La decisione di nominare Dvornikov come comandante unico delle operazioni in Ucraina – prosegue Batacchi – cerca di mettere una correttivo urgente senza il quale c’era il rischio che anche la nuova fase della guerra, cioè concentrarsi sulla conquista del Donbass, si traducesse in una sconfitta, considerando che dall’altra parte hanno un avversario di tutto rispetto, molto compatto, ottimamente supportato sia in termini di armi che di intelligence dalla Nato e che, particolare che pochi ricordano, è pure più numeroso. Non credo che Dvornikov introdurrà delle novità: cercherà di mobilitare il più possibile la riserva e darà più coordinamento. I russi sperano che basti, ma è tutto da vedere".

"Dvornikov – osserva Riccardo Alcaro dell’Istituito Affari Internazionali – non sembra essere un buon segnale. I russi hanno dovuto ridefinire i loro obiettivi, optando per una campagna più realistica, che punta a conquistare almeno il Donbass. Ma l’approccio resta lo stesso: attacchi massicci, usando artiglieria e forze aeree in modo da creare terrore nella popolazione civile e spazzare via ogni resistenza". Sull’atteggiamento delle truppe russe verso i civili, Batacchi è netto. "Io non ho accesso agli ordini dello stato maggiore russo – osserva –, ma l’approccio russo in Ucraina è lo stesso visto in Cecenia e in Siria. Circondano le città e picchiano con l’artiglieria e l’aviazione senza discriminare tra l’obiettivo militare e quello civile. Le vessazioni sulla popolazione civile viste a Bucha e altrove sono poi anche frutto della frustrazione del non riuscire a conquistare Kiev e anzi doversi ritirare".

"Per affermare che sia una strategia deliberata – osserva Alcaro – servono elementi concreti che non abbiamo. Ma questo non vuol dire che i crimini contro i civili siano degli effetti collaterali non voluti. Il punto è che nella strategia militare russa, e lo abbiamo visto in Cecenia e poi in Siria, la guerra è condotta anche su obiettivi civili. Le forze russe assediano le città e poi le bombardano indiscriminatamente: si vuole estirpare la volontà di resistere. I civili torturati, le donne stuprate e poi uccise si sono visti anche in Cecenia, e anche di peggio. È il loro modo di fare la guerra".