Martedì 30 Aprile 2024

Profumi e rumori Il cinema in sala era un rito

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Andrea

Maioli

Le sale cinematografiche hanno un profumo. E più erano vecchie più quel profumo era percepibile. Le sale hanno una colonna sonora e più erano vecchie e più la sentivi: era il cigolio delle sedie di legno che si aprivano e si chiudevano o il ronzio della macchina da proiezione, quando passavi vicino alla cabina. Quei rumori e quei profumi sono scomparsi. Le sale sono diventate navicelle spaziali ipertecnologiche, le pellicole sono bruciate e a dominare è stato il silenzio del digitale. Le sale hanno cambiato pelle, lottato contro l’avvento delle tv private, contro la pirateria, contro i vhs e i dvd, ma sono sopravvissute.

Ora si trovano di fronte a un nemico impensabile, invisibile, e da un anno circa – con una breve rianimazione in mezzo – sono state messe a tacere. La battaglia finale adesso non è tanto contro un virus, quanto contro quello stesso pubblico che entrava nel loro ventre.

Quel pubblico che oggi, da casa, può usufruire di un numero impressionante di film al tocco del telecomando. Il cinema in quanto tale non è morto, anzi paradossalmente è più potente che mai. Ma che ne sarà della sala e del rito sacro che si svolgeva al suo interno? Bisogna riaprirle in fretta perché in quelle sale, come si è visto, non si corrono pericoli. Bisogna riaprirle in fretta perché, come dice il vecchio clown Chaplin in ’Luci della ribalta’ a proposito del pubblico: "È come un mostro senza testa che non si sa da che parte si volterà. Può essere spinto in qualsiasi direzione".