Mercoledì 1 Maggio 2024

Prof volato giù dal tetto Il gip: indagate la moglie

Cremona, respinta la richiesta di archiviazione della procura. Due anni fa il ritrovamento del cadavere. Lei disse di averlo colpito, poi ritrattò

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di Gabriele Moroni

e Pier Giorgio Ruggeri

CREMA (Cremona)

L’ombra di un omicidio. Il giudice per le indagini preliminari di Cremona riapre il caso di Mauro Pamiro, l’insegnante e musicista di Crema, trovato morto la mattina del 29 giugno di due anni fa ai piedi di un ponteggio, nel cantiere di una casa in costruzione. Il gip Giulia Masci ha accolto l’opposizione degli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Antonino Andronico che assistono i genitori del professore, alla richiesta del pm Davide Rocco di archiviare la posizione della moglie di Pamiro, Debora Stella, iscritta nel registro degli indagati per omicidio volontario. Secondo il pm, la morte di Pamiro può "essere ascrivibile a un suicidio". Ma in quattro pagine di ordinanza il gip dispone una serie di accertamenti: le dichiarazioni di Debora Stella alla polizia, il telefono dell’abitazione, un frammento di tegola accanto alla testa ferita del morto per accertare la presenza di impronte e tracce biologiche di un "terzo", la casa e l’auto dei coniugi. Andranno acquisite la videoregistrazione delle dichiarazioni della moglie di Pamiro (agli agenti, subito dopo la scoperta del corpo, la donna asserisce di avere colpito Mauro con un bastone, poi di averlo ucciso e quindi ritratta) e i tabulati dell’utenza fissa. Gli avvocati dei Pamiro hanno evidenziato le testimonianze su un litigio coniugale e la circostanza che all’arrivo della polizia l’abitazione era messa a soqquadro.

Il gip ritiene il controllo "opportuno" alla luce delle dichiarazioni spontanee della moglie al rinvenimento del cadavere del marito "a tratti prive di senso logico, a tratti contraddittorie e confuse" prima disse di essere stata stuprata dal marito e di essersi difesa sferrandogli una bastonata in testa – punto in cui sono state riscontrate lesioni non mortali – e poi di averlo ucciso. Subito dopo affermava di non averlo ucciso". Tutto per capire "compiutamente lo stato psichico dell’indagata, definita più volte come instabile e con comportamenti denotanti una problematica psichiatrica". Da capire anche la questione della lesione sulla fronte del cadavere: per il pm provocata da una porzione di tegola su cui è rimasto del sangue, per gli avvocati invece la tegola era posizionata in verticale e quindi l’impatto del corpo l’avrebbe fatta cadere. "Dunque doveva conseguentemente essere stata ‘impugnata’ da un terzo". C’era un’altra persona nel cantiere di via Don Minzoni? Il gip si pone l’interrogativo e dispone l’analisi del reperto per verificare la presenza "di eventuali impronte papillari o Dna". Infine, dovranno essere esaminati col luminol l’abitazione e la Citroen della coppia.