Giovedì 25 Aprile 2024

Pasqua in zona rossa, Lamorgese: "I controlli? Scrupolosi ma umani"

Il ministro dell’Interno: "Con la crisi economica attenti alle infiltrazioni mafiose, vigileremo sulle erogazioni"

Luciana Lamorgese, 67 anni, ministro dell’Interno dal 2019

Luciana Lamorgese, 67 anni, ministro dell’Interno dal 2019

Perfino il Covid può diventare un affare. Per la verità, in parte, già lo è diventato. Ce lo ripetono da una decina di mesi le associazioni impegnate nell’antimafia e le istituzioni stesse: forze dell’ordine, sindaci, prefetture alle prese con centri storici desertificati, zone industriali in affanno, imprenditori senza lavoro. I nuovi fragili: vittime perfette per le esche mafiose. E allora come ci difendiamo? Il primo antidoto è la "cultura della legalità": lo ribadisce più volte il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, stamani a Firenze insieme al Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, per "Pensa 2040", l’evento dedicato ai sindaci di tutta Italia che fa proprio della cultura e della cittadinanza le armi principali contro il crimine organizzato. Perché "la cultura della legalità", e lo sottolinea Lamorgese, deve diventare "un valore condiviso tra categorie economiche, professionisti, amministratori pubblici".

Ministro, con l’economia in ginocchio il rischio di infiltrazioni criminali è sempre più alto.

"Dai primi segnali della crisi causata dal Covid, ho attivato l’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia, e ho chiesto alle prefetture di vigilare con attenzione sulle attività maggiormente esposte".

C’è stata un’impennata delle interdittive antimafia nei confronti delle aziende. In Toscana sono state 26 nel 2020, erano dieci nel 2019 (+160%). Ci sono zone più a rischio?

"In realtà l’aumento delle interdittive antimafia ha riguardato tutte le regioni: 2.130 nel 2020, a fronte di 1.541 del 2019. I fenomeni criminali, in un’economia sempre più globale, non conoscono confini nazionali e tanto meno regionali".

I 209 miliardi in arrivo con il Recovery Fund potrebbero scatenare gli appetiti delle organizzazioni criminali…

"Li hanno già scatenati: gli accertamenti condotti a livello investigativo hanno messo in luce i tentativi dei gruppi criminali di intercettare lo straordinario flusso di finanziamenti pubblici destinati alla ripresa economica e al sostegno del reddito".

E come riuscirete ad arginare questi attacchi?

"Già dalla primavera del 2020 ho promosso protocolli d’intesa con il ministero dell’Economia e delle Finanze, con la Sace e con l’Agenzia delle Entrate, mentre è in corso di definitiva elaborazione un’analoga intesa con Cassa Depositi e Prestiti. L’obiettivo è di elevare i livelli dei controlli senza compromettere tempestività ed efficacia delle erogazioni pubbliche".

Le mafie da tempo sanno colpire tenendo un profilo basso, senza creare allarme sociale. Non corriamo il rischio di una normalizzazione della mafia?

"Contro quella che lei definisce normalizzazione, lo Stato deve essere presente sui territori soprattutto per proteggere quei segmenti imprenditoriali più esposti. Ha un ruolo chiave anche l’Unità di informazione finanziaria che riceve e acquisisce dal settore bancario le Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS, ndr) riguardanti ipotesi di riciclaggio".

Anche la questione migranti ha una stretta connessione con la criminalità organizzata.

"Per contrastare le organizzazioni criminali che si arricchiscono sul traffico di migranti, bisogna far leva sullo sviluppo economico e sugli accordi di partenariato strategico con i paesi terzi".

Crede che la politica della ripartizione nei vari Stati dell’Unione sarà sufficiente per aiutare l’Italia ad affrontare l’emergenza sbarchi, la prossima estate?

"Sono convinta che il nuovo Patto europeo sull’Immigrazione e l’Asilo debba basarsi su due pilastri: responsabilità e solidarietà. Ma prima che si concluda questa trattativa complessa, dobbiamo ripartire dallo spirito degli accordi di Malta per rendere operativo un meccanismo per la ricollocazione dei richiedenti asilo sostenuto dai Paesi membri che con noi più condividono il rispetto dei diritti umani".

Il Covid ha fatto aumentare il livello di tensione: penso alle violenze di piazza dell’ultimo anno. Preoccupata?

"Lo scorso autunno abbiamo visto gli effetti delle strumentalizzazioni del disagio sociale da parte di frange estreme, che si sono infiltrate in alcune manifestazioni promosse dalle categorie economiche più colpite dalla crisi. È successo a Napoli, a Roma, a Firenze, a Torino. Oggi, il prolungamento dei divieti anti Covid ci impone di considerare con la massima attenzione tutti i segnali di disagio che arrivano da un tessuto sociale duramente provato".

È vero, ministro. E a questo proposito: sta per arrivare la Pasqua, e sarà ancora una volta in lockdown. Gli italiani però sono sempre meno disposti a seguire le regole...

"C’è un senso di stanchezza diffuso, soprattutto i più giovani iniziano a sentire il peso di una situazione di incertezza generalizzata che si protrae da oltre un anno. Ma dobbiamo tutti stringere i denti perché la campagna di vaccinazione è entrata in una fase cruciale. Non è il momento di abbassare la guardia, dobbiamo essere estremamente responsabili anche in vista della Pasqua".

L’anno scorso tra marzo e aprile i controlli furono 5,6 milioni. Adesso quali strategie verranno usate per garantire il rispetto delle restrizioni?

"Intanto mi faccia ringraziare le forze di polizia: dall’inizio del 2021 hanno svolto quasi otto milioni di controlli sanzionando 100mila persone e oltre mille esercizi commerciali. Ebbene: continueranno a operare con scrupolo, ma anche con profondo senso di umanità".