Mercoledì 24 Aprile 2024

Papa Francesco e Ratzinger "La sua morte strumentalizzata Nella Chiesa logiche di partito"

Il Pontefice nel viaggio di ritorno dal Sud Sudan: "Il mondo è in autodistruzione, fermiamoci!. Sono pronto a incontrare Zelensky e Putin, ma non dimentichiamo le altre guerre"

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di Nina Fabrizio

"Tutto il mondo è in guerra, in autodistruzione, fermiamoci in tempo!". Papa Francesco si fa affiancare dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, e dal moderatore della Chiesa di Scozia Ian Greenshields, che lo hanno raggiunto in Sud Sudan, per parlare di Ucraina e lanciare di ritorno dall’Africa un nuovo, globale appello di pace. Ma è certamente per le parole severissime e trafiggenti sulle "strumentalizzazioni" attorno al suo predecessore, Benedetto XVI, che la conferenza stampa di ieri a bordo dell’aereo papale entrerà negli annali.

"Credo che la morte di Benedetto sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino – ha detto fuori dai denti –. E quelli che strumentalizzano una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, direi che è gente non etica, è gente di partito non di Chiesa… si vede in ogni parte, la tendenza a fare di posizioni teologiche dei partiti".

Fa capolino così, tra i dossier Ucraina e conflitti nel mondo, l’atteggiamento pastorale verso i gay, l’annuncio di prossime tappe di viaggi internazionali (India, Lisbona, Marsiglia e forse da lì la Mongolia), anche tutto il fastidio di Francesco per le iniziative volte a spaccare la Chiesa, creare fazioni e contrapposizioni, come è stato evidente con l’uscita della biografia di Georg Gaenswein proprio nei giorni della morte di Joseph Ratzinger contenente polemiche e accuse al Papa. Ho potuto parlare di tutto con Papa Benedetto –, chiarisce ai giornalisti Bergoglio –, lui sempre era al mio fianco, appoggiando e se aveva qualche difficoltà, me la diceva e parlavamo. Non c’erano problemi. Una volta che io ho parlato del matrimonio delle persone omosessuali, del fatto che il matrimonio è un sacramento e che noi non possiamo fare un sacramento, ma che c’è una possibilità di assicurare i beni tramite la legge civile, una persona che si crede un grande teologo, tramite un amico di Papa Benedetto, è andato da lui e ha fatto la denuncia contro di me. Benedetto non si è spaventato, ha chiamato quattro cardinali teologi di primo livello e ha detto: spiegatemi questo e loro lo hanno spiegato. E così è finita la storia". "È un aneddoto – si sfoga – per vedere come si muoveva Benedetto quando c’era una denuncia. Alcune storie che si dicono, che Benedetto era amareggiato per quello che ha fatto il nuovo Papa – aggiunge sulla messa in latino – sono storie cinesi", cioè frottole.

Quindi Francesco risponde sui temi che più gli stanno a cuore e rivela di essere pronto "a incontrare entrambi i presidenti, quello dell’Ucraina e quello della Russia", Zelensky e Putin. "Se io non sono andato a Kiev – puntualizza – è perché non era possibile in quel momento andare a Mosca, ma ero in dialogo. Oggi siamo a questo punto – analizza –, ma non è l’unica guerra, io vorrei fare giustizia: da dodici-tredici anni la Siria è in guerra, da più di dieci anni lo Yemen è in guerra; c’è il Myamar, la povera gente Rohingya. Dappertutto, nell’America Latina, quanti focolai di guerra ci sono! Tutto il mondo è in guerra, e in autodistruzione. Fermiamoci in tempo, perché nell’escalation tu non sai dove finirai".

L’origine di tutti i mali, denuncia ancora una volta, è nella "vendita delle armi", "la peste più grande". Quindi, negli occhi ancora impressi i volti delle donne congolesi e del Sud Sudan, tante, tra quelle incontrate, vittime di indicibili violenze, richiama: "Torniamo alla forza della donna, dobbiamo prenderla sul serio e non usarla come pubblicità del maquillage: la donna è per le cose più grandi!". Ribadisce che l’omosessualità non è un crimine, e sulla sua salute scherza: "L’erba cattiva non muore mai".