Giovedì 25 Aprile 2024

Papa Francesco: "Questa società non fa figli per inseguire il benessere"

Le riflessioni del Pontefice di ritorno dal Madagascar: "Europa nonna, la gioventù è in Africa". "Scisma in America? Non lo temo ma prego per evitarlo"

Papa Francesco in volo (Epa Ansa)

Papa Francesco in volo (Epa Ansa)

Città del Vaticano, 10 settembre 2019 – “Stiamo vivendo un inverno demografico gravissimo in Europa”, e la causa di una denatalità così marcata, il motivo per cui si fanno sempre meno figli, va cercato nella ricerca del benessere. Così Papa Francesco, durante la conferenza stampa sul volo che lo riportava a Roma, in Vaticano, ora che si è conclusa la visita apostolica in Mozambico, Madagascar e Mauritius. Il Pontefice parla di una “nonna Europa, invecchiata” rispetto a un Continente, “giovane come l’Africa“. Quale l'origine di questo preoccupante invecchiamento dell'Europa? "Ho un'opinione personale", ha proseguito il Pontefice. "Penso che il benessere sia la radice, questo attaccarsi al benessere". Alla base di certe scelte ci possono stare considerazioni del tipo "Sì, ma stiamo bene, io non faccio figli perché devo comprare la villa, fare turismo, un figlio è un rischio, non si sa mai". Dunque, per Papa Francesco, questo inseguire il benessere, "...in Europa, ti porta a invecchiare, mentre invece l'Africa è vita".

Consumismo e denatalità

La dinamica del processo di invecchiamento, che affossa il ricambio generazionale nella nostra società, consisterebbe in altri termini nella ricerca spasmodica di beni materiali. Si fanno meno figli per spendere meno, per dirottare i soldi su altri aspetti della vita, esaudire il desiderio di viaggiare liberamente, cavalcare il consumismo che spinge ad accumolare beni e vantaggi, assecondare l'egoismo che porta a cercare di limitare al minimo gli eventuali grattacapi. Dunque è il benessere che spinge alla denatalità, a fare meno figli per inseguire altri scopi nella vita. Ma questo è un benessere triste illusorio, che ti porta a invecchiare inesorabilmente da  soli. “Invece l’Africa è vita”, ha continuato Papa Francesco con entusiasmo, sottolineando di aver notato nel Continente africano una vitalità gioiosa, un gesto simile a quello visto in Colombia e a Cartagena: “Le persone che mi mostravano i bambini. Dicevano: questo è il mio tesoro, questa è la mia vittoria. Lo stesso gesto l’ho visto in Europa orientale, con una nonna che faceva vedere il bambino e diceva, questo è il mio trionfo”.

Giovani famiglie, dovere dello Stato

“Lo Stato deve prendersi cura della famiglia, e dei giovani, questo è un dovere dello Stato. Per una famiglia avere un figlio è un tesoro", ha rimarcato Papa Francesco. "Adesso è necessario che tutta la società sia cosciente della necessità di far crescere questo tesoro, perché fa crescere il Paese, le giovani generazioni sono valori che daranno sovranità alla Patria”.

La paura dello straniero come malattia

La xenofobia “è una malattia, come il morbillo” e chi alza muri “rimane solo”. Così il Santo Padre sulla questione immigrati e paura dello straniero. Rispondendo alla domanda di un giornalista mozambicano riguardo alla xenofobia in Africa, il Pontefice ha sottolineato che il fenomeno “non è un problema solo dell’Africa”. Le xenofobie “tante volte cavalcano sui cosiddetti populismi politici”, ha aggiunto, sottolineando di aver sentito a volte “discorsi che assomigliano a quelli di Hitler“. “Si vede - ha detto - che c’è un ritornello in Europa” che ritorna “anche in Africa”, dove il problema culturale da risolvere è, secondo Francesco, il tribalismo. “Lì ci vuole un lavoro di educazione, di avvicinamento fra le diverse tribù per fare una nazione”, ha proseguito, ricordando come in Kenya il tribalismo, inteso come espressione di “xenofobia interna”, ha condotto al genocidio in Ruanda.

Scongiurare scisma nella Chiesa

Papa Francesco non teme uno scisma nella Chiesa, ma prega perché non ce ne siano. Spiega che “il cammino nello scisma non è cristiano” e che le critiche aiutano sempre, anche quelle espresse da ambienti ecclesiastici, “purché siano leali“ a parte le pugnalate “che ti arrivano da dietro“ e i veleni che definisce pillole di arsenico. Lo spunto per questa riflessione viene dai ripetuti attacchi lanciati contro Francesco dagli Stati Uniti, dai settori più conservatori. Al ritorno dalla visita apostolica in Mozambico, Madagascar e Mauritius, il Sandro Padre risponde così alla questione riguardante la presunta frattura nella Chiesa cattolica americana. “Uno scisma è sempre uno stato elitario“, scaturisce “dall’ideologia staccata dalla dottrina”. “Io prego che non ci siano gli scismi. Ma non ho paura”. Abbiamo “tante scuole di rigidità dentro la Chiesa, che non sono scisma, ma sono vie cristiane pseudo-scismatiche che andranno a finire male”. “Dobbiamo essere miti con le persone tentate da questi attacchi, perché attraversano un problema e dobbiamo accompagnarle con mitezza”. “Io nelle critiche - dice - vedo sempre vantaggi”. 

Veleni e pugnalate alle spalle

D'altra parte, ha poi concluso il Pontefice, "le critiche non vengono solo degli americani, sono dappertutto, anche in Curia”, ma “almeno quelli hanno l’onestà di dirlo, e a me piace questo”. Papa Francesco si dispiace quando, invece del dialogo e della discussione, gli attacchi arrivano alle spalle, sarebbe “come lanciare il sasso e nascondere la mano“. Altri dicono, ha poi aggiunto, che “il Papa è troppo comunista“ ma “io dico le stesse cose che diceva Giovanni Paolo II. Io copio da lui”. E questo “è uno dei risultati del Concilio Vaticano II“, ha concluso.