Mercoledì 24 Aprile 2024

"Ora sa che la Lombardia è come la Calabria"

Il candidato Pd : "Io penalizzato da un partito senza leader". Ma rivendica l’accordo con i Cinque stelle. L’aspirante govenatrice centrista se la prende con l’astensionismo record: "Un danno per la democrazia"

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di Giulia Bonezzi e Massimiliano Mingoia

MILANO

"Il risultato è inequivocabile: è un’altra vittoria netta della destra". A due ore dalla chiusura dei seggi, Pierfrancesco Majorino, candidato del centrosinistra che le proiezioni attestano al 33% e oltre venti punti sotto Attilio Fontana, ha già telefonato al leghista per complimentarsi della sua riconferma a governatore della Lombardia. L’europarlamentare dem ammette che "mi auguravo di arrivare più vicino", conferma che si dimetterà da Bruxelles per andare a fare opposizione al Pirellone, e non cerca "alibi", né nel "dato preoccupante dell’astensione" (l’affluenza, al 41,7%, è la più bassa da che esistono elezioni regionali in Lombardia, oltre trenta punti sotto il 73% del 2018), né nella sfida "durissima" d’aver cercato di strappare la Regione al centrodestra che la governa da 28 anni con una candidatura nata "due mesi fa e nel momento di maggior difficoltà" del suo partito, che pure tiene, guadagnando in Lombardia un paio di punti dalle Politiche di settembre, col sostegno "di tutti i candidati al congresso" ma "senza una leadership nazionale. Siamo un caso di studio per aver fatto la consultazione interna durante elezioni importanti come quelle della Lombardia e del Lazio".

Majorino non rinnega né l’alleanza coi 5Stelle ("Ci abbiamo provato, abbiamo aperto un dialogo che mi auguro vada avanti"), né il no al ticket con Letizia Moratti: "Non era possibile e mi pare che il giudizio degli elettori sia stato spietato. Credo che la scelta del Terzo polo sia stata davvero sbagliata, e mi auguro che le tre forze dell’opposizione capiscano che, in questa fase storica, se non ci uniamo vince la destra". Va giù più duro il sindaco di Bergamo Giorgio Gori su Twitter ("Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza?"), inviperendo il leader di Azione Carlo Calenda che ribatte: "La scorsa volta eravamo tutti con te (Gori era il candidato del centrosinistra senza i 5 Stelle nel 2018, ndr) e haiabbiamo preso meno del 30%".

L’altra grande sconfitta delle elezioni lombarde è Letizia Moratti. L’ex sindaca di Milano, fino a tre mesi fa vicepresidente regionale e assessora al Welfare nella giunta Fontana, si è fermata a poco più del 9% e non è riuscita a sfondare nell’elettorato lombardo, non superando neanche il 10,15% che i terzopolisti Calenda e Renzi, suoi alleati nella sfida per il Pirellone, avevano raggiunto alle Politiche del 25 settembre in Lombardia.

Moratti, poco dopo le 18, si è presentata nel centralissimo hotel milanese dei Cavalieri, comunque sorridente, con un abito fucsia, anche se non entrerà in Consiglio regionale perché si è classificata solo terza tra i candidati presidenti: "In democrazia si vince e si perde, ma si vince comunque se ci si mette in gioco, con coraggio, anche in posizioni scomode, se si crede in un progetto e in un programma di cambiamento. Sono convinta che ci sia spazio per ricostruire una proposta politica nuova e che dalla Lombardia partirà una nuova stagione".

Nessun rimpianto. Letizia promette di andare avanti in politica. Sul risultato aggiunge: "Ho preso atto con grande dispiacere di un forte astensionismo. Questo è un danno per la nostra democrazia. La campagna elettorale è stata molto breve, quasi anestetizzata. Il voto si è polarizzato sui partiti strutturati trainati da quello della Meloni".