Giovedì 25 Aprile 2024

Omicidio Mollicone Il giallo delle impronte "Erano sul nastro adesivo, ma non si sa di chi siano"

La ragazza uccisa nel 2001 ad Arce fu trovata senza vita con mani e piedi legati. L’assoluzione dell’ex maresciallo, della moglie, del figlio e di altri due carabinieri:. nei loro confronti per i giudici ci sono solo indizi senza prove concrete

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di Marco Principini

"Ci sono impronte, ma non si sa a chi appartengono". È quanto sostengono, sostanzialmente, i giudici della Corte d’Assise di Cassino nelle 236 pagine con cui motivano l’assoluzione dei cinque imputati per la vicenda di Serena Mollicone, trovata priva di vita il tre giugno del 2001 ad Arce, centro in provincia di Frosinone. Il 15 luglio scorso i magistrati hanno fatto cadere le accuse per Marco Mottola, il padre Franco, ex comandante dei carabinieri di Arce e la moglie Anna Maria a cui veniva contestato l’omicidio di Mollicone e Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento.

Secondo i giudici gli "esiti dibattimentali non offrono indizi gravi, precisi e concordanti sulla base dei quali possa ritenersi provata, oltre ogni ragionevole dubbio la commissione in concorso da parte degli imputati della condotta omicidiaria contestata. Come già ampiamente esaminato, numerosi elementi indiziari, costituenti dei tasselli fondamentali dell’impianto accusatorio del pm, non sono risultati sorretti da sufficiente e convincente compendio probatorio".

Nell’atto vengono ricostruiti i vari passaggi dell’inchiesta e le fasi del dibattimento. A detta della corte "non sono stati provati molti degli asseriti depistaggi che secondo l’accusa il maresciallo Mottola avrebbe compiuto in sede di prime indagini". Per i giudici "sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa" e alcuni tasselli sostenuti dalla Procura "si sono rivelati inconsistenti" e "sono emersi degli elementi a discarico dei singoli imputati". Di fronte a "tali carenze probatorie", nei confronti dei singoli imputati, si "deve evidenziare come dall’istruttoria siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l’implicazione di soggetti terzi, che sono rimasti ignoti" e ci si "riferisce in primo luogo al rinvenimento di impronte dattiloscopiche all’interno dei nastri adesivi che legavano le mani e le gambe di Serena, impronte ritenute utili per l’identificazione e che non appartengono agli imputati. Su una impronta risulta essere stato rinvenuto un profilo genetico misto con contribuente maschile".

I giudici comunque ribadiscono che Serena è "stata vittima di una condotta omicidaria commessa da una o più persone, consistita in un’azione contusiva alla testa, nella zona sopraccigliare sinistra, a seguito della quale la giovane ha riportato un trauma cranico; successivamente Serena è con ogni probabilità deceduta per asfissia meccanica da soffocazione esterna diretta". Infine i magistrati mettono in dubbio l’ipotesi che Mollicone sia stata scaraventata contro una porta di legno all’interno della caserma dei carabinieri di Arce perché non "si ritiene neanche univocamente dimostrata dalle consulenze merceologiche e genetiche".