
Carabinieri
Mantova, 12 dicembre 2014 - Fausto Bottura è stato ucciso da un branco di ragazzi perché disturbava. Si stringe il cerchio delle indagini attorno ai tre fermati per il delitto del Po. Secondo l’accusa, avrebbero aggredito il 48enne mercoledì notte, al termine di una serata a base di droghe, sicuri che in casa non ci fosse nessuno. La Procura contesta l’omicidio premeditato con numerose aggravanti: rischiano l’ergastolo. La mente dell’aggressione non sarebbe il nipote, il primo dei fermati. Sul delitto restano però ancora zone d’ombra. Lo zio era una presenza ingombrante, noiosa in quella casa di Magnacavallo nel Mantovano, dove convivevano troppe persone. Una figura che valeva la pena uccidere, quasi fosse un gioco. A detta degli inquirenti che hanno sentito i tre fermati, Bottura è stato ammazzato con diversi colpi alla nuca, infilato in due sacchi, legato e poi gettato sulla riva del Po, perché disturbava. Annoiava. MA come si spiega tanta ferocia? I motivi affondano in una serie di situazioni. Sullo sfondo una questione che aveva creato non poche tensioni in famiglia: l’eredità della casa paterna, contesa tra la madre del giovane fermato e suo fratello, la vittima. Soprattutto, però, il crescendo di tensioni tra lo zio e il nipote che si ritrovava in casa con i suoi amici. «I tre – ha detto il procuratore capo Antonino Condorelli –, quando ho chiesto loro perché l’avessero ucciso, hanno riferito semplicemente: ‘Perché ci rompeva le palle’. Le indagini vanno avanti, ancora mancano alcuni tasselli e stiamo sentendo altri testimoni. Ma su tutta la vicenda c’è molta omertà». Non c’entrano – anche se sono stati vagliati – episodi di stalking e molestie telefoniche per le quali Fausto in passato aveva già patteggiato una sentenza. Quel mercoledì sera i tre ragazzi, il nipote Massimo Bottura, 19 anni, con i due amici del cuore, Alessio Magnani, 18 anni di Poggio Rusco, e Armando Esposito, 19 anni di Magnacavallo, si erano ritrovati a casa del primo per guardare la tv, giocare con la playstation e preparare le uscite in locali vicini con altri amici. Un po’ come facevano di solito. In casa non ci sarebbe stato nessuno. Per questo i ragazzi avrebbero deciso di agire.
Fuori pioveva e nessuno avrebbe potuto vedere cosa accadeva in quella casa. Bottura è stato colpito più volte, probabilmente con una mazza da baseball (forse in garage dove è stata ritrovata solo una custodia). Prima i tre l’avrebbero tramortito, poi sarebbero rientrati nell’abitazione. Quindi, sarebbero usciti di nuovo a bastonarlo sino a ucciderlo. Tutti e tre, sempre secondo l’accusa, avrebbero infierito sul corpo della vittima esanime a terra. I colpi si sarebbero concentrati sulla nuca. Insieme avrebbero poi preparato il cadavere e lo avrebbero spostato a Bardelle di San Benedetto Po, a una trentina di chilometri, dove è stato ritrovato. Per farlo avrebbero usato l’auto della sorella della vittima.