
Emanuele Morganti, pestato dal branco ad Alatri (Dire)
Roma, 5 aprile 2017 - Gli otto indagati per la morte di Emanuele Morganti sono tutti accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Quindi non più solo i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani - in carcere dal 27 marzo scorso per il pestaggio brutale di Alatri - ma anche gli altri sei: il padre di Castagnacci, Franco, e i quattro buttafuori del Mirò Club dove ci fu la lite iniziale e che avrebbero poi picchiato il ragazzo fuori. C'è inoltre un giovane di Frosinone, Michel Fortuna, che potrebbe essere la persona indicata da due testimoni come 'Michel l'albanese', che avrebbe preso parte alla caccia all'uomo.
Il legale di Franco Castagnacci, Marilena Colagiacomo, dice che "si tratta di una imputazione provvisoria" e che il suo assistito ribadisce "la propria estraneità anche alla rissa, figuriamoci all'omicidio. Lui ha cercato di aiutare Emanuele".
Presto sarà compiuto un secondo accertamento tecnico dopo l' autopsia sul corpo di Morganti. Si verificherà la presenza di tracce biologiche - sangue della vittima - sulla Skoda blu sulla quale avrebbe sbattuto la testa, una lesione forse decisiva. Gli indagati potranno nominare dei periti di parte per l'esame.
Intanto il delitto di Alatri ha conseguenze anche al Csm. Sarà aperta una pratica sul Gip di Roma che scarcerò Mario Castagnacci fermato per droga poche ore prima dell'omicidio. Il magistrato rischia il trasferimento. A difenderlo l'Associazione nazionale magistrati, secondo cui "ogni interferenza esterna, che non sia frutto dell'esercizio di un attento e ponderato diritto di critica, è inaccettabile in quanto volta a incidere sul libero convincimento del magistrato traducendosi in un'aggressione alla funzione giudiziaria".
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